Giada Zanola uccisa a Vigonza: spinta dal cavalcavia dell’A4 e travolta da un tir, compagno Andrea Favero fermato



Giada Zanola, 34 anni, non è caduta volontariamente dal cavalcavia dell’autostrada A4; è stata brutalmente uccisa dal compagno, che l’ha spinta giù facendola precipitare sulla carreggiata. Il corpo della giovane donna è stato ritrovato all’alba di ieri sulla A4, a Vigonza, in provincia di Padova, straziato dai veicoli in transito. La tragedia si è consumata con la vittima che è caduta da un’altezza di circa quindici metri. La svolta nelle indagini, che inizialmente avevano ipotizzato un suicidio, è arrivata nella notte, grazie agli investigatori della Polstrada di Padova e Venezia e alla Squadra Mobile della Questura di Padova.



Andrea Favero, 39 anni, camionista di professione, ha fatto delle ammissioni durante l’interrogatorio con il pm, che hanno portato al suo arresto per omicidio volontario.

La Ricostruzione dell’Omicidio

La coppia, che ha un bambino di tre anni, era da tempo in crisi. Secondo le ricostruzioni della polizia, l’omicidio è avvenuto al culmine di una violenta lite mentre i due si trovavano sul ponte sopra l’autostrada, poco distante dalla loro abitazione. Andrea Favero ha spinto Giada giù dal ponte, facendola precipitare nel vuoto. Alcune automobili sono riuscite ad evitare il corpo della donna, ma un camion non ha potuto evitare l’impatto, travolgendola mortalmente.

Indagini e Arresto

Sia la vittima che l’indagato sono italiani. Le indagini condotte dagli agenti della Polstrada e della Squadra Mobile, supportati dalla Polizia Scientifica, hanno portato alla scoperta di elementi che confermavano la tesi dell’omicidio. Il pubblico ministero si è recato negli uffici di polizia per interrogare Andrea Favero. Al termine dell’interrogatorio, il pm ha disposto il fermo dell’uomo per omicidio volontario, e Favero è stato condotto in carcere.

Le autorità hanno ricostruito le ore precedenti all’omicidio, raccogliendo prove e testimonianze che hanno delineato un quadro chiaro della dinamica dei fatti. Gli elementi raccolti hanno permesso di escludere l’ipotesi del suicidio, confermando invece l’accusa di omicidio volontario.

L’episodio di Vigonza ricorda altri tragici casi di femminicidio, come quello avvenuto a Bologna, dove una donna è stata trovata morta nel letto. Anche in quel caso, il marito è stato arrestato con l’accusa di averla uccisa per stare con l’amante, incastrato da dettagli come la posizione del corpo e la cintura trovata sulla scena del crimine.

La morte di Giada Zanola è una tragica testimonianza della violenza domestica che purtroppo continua a mietere vittime. Il caso di Giada e Andrea Favero mette in luce la necessità di intervenire tempestivamente nelle situazioni di crisi familiare per prevenire tragedie simili. La giustizia ora seguirà il suo corso, con la speranza che venga fatta piena luce su questa drammatica vicenda e che le responsabilità vengano accertate senza ombra di dubbio.

Questo tragico episodio invita a riflettere sull’importanza di riconoscere e affrontare i segnali di allarme nelle relazioni violente. Le autorità e le organizzazioni sociali devono collaborare per offrire supporto e protezione a chi è vittima di abusi, prima che le situazioni degenerino in tragedie irreparabili. La memoria di Giada Zanola deve servire da monito per una società più attenta e pronta ad agire contro la violenza domestica.



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