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Il messaggio di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin: “Ti supplico, fidati di me un’ultima volta”



Filippo Turetta scrive una lettera a Giulia Cecchettin mesi prima dell’omicidio, chiedendo un’ultima possibilità e promettendo di cambiare. Il processo è in corso.



“Fidati di me un’ultima volta, ti prego”. Con queste parole si chiude una lettera che Filippo Turetta inviò a Giulia Cecchettin il 20 marzo 2023, appena otto mesi prima che il giovane la uccidesse brutalmente con diverse coltellate. Il corpo della ragazza fu poi ritrovato abbandonato nei pressi del lago di Barcis, un episodio che ha scosso l’intera comunità.

La missiva, resa pubblica durante una puntata recente di Pomeriggio Cinque su Canale 5, è stata scritta dal ventiduenne dopo un litigio con Giulia, che aveva portato alla fine della loro relazione. Nella lettera, il ragazzo esprimeva scuse e formulava promesse nel tentativo di riconciliarsi con la studentessa di Vigonovo.

“Cerco solo un’opportunità. Voglio che ognuno sia libero nelle sue scelte”, si legge nel testo. Filippo Turetta chiedeva alla ragazza di riflettere sulla possibilità di tornare insieme, cercando di far leva sui sentimenti condivisi. “Sto chiedendo un minimo di possibilità alla persona della mia vita, non vuoi neanche un pochino pensarci e rifletterci? Ti prego. Non ti manca il fatto che io non ci sia più?”, scriveva.

Il giovane proseguiva assicurando che avrebbe fatto tutto il possibile per cambiare il suo comportamento e migliorare la relazione. “Farei di tutto per tornare indietro nel tempo e farti stare solo che bene, so che potresti stare bene e basta. In tutto, intendo lasciarti sempre da sola e con i tuoi spazi quando vuoi, stare sempre per i cavoli miei e lasciarti vivere la vita come ti fa stare bene, essendo completamente indipendenti. Vivere la vita come sempre avresti voluto e come ti fa stare bene”.

La lettera rappresenta un tentativo disperato da parte di Turetta di recuperare un rapporto ormai compromesso. Tuttavia, le sue parole, che sembrano voler trasmettere pentimento e consapevolezza, si scontrano tragicamente con i fatti avvenuti mesi dopo.

“Veramente io mi sono reso conto di tutte le c**e che ho fatto, degli errori e dei comportamenti non normali che non voglio siano neanche più nella mia vita perché fanno stare male me e te e sono sbagliati”, continuava il giovane nella lettera. “Ho capito tante cose e mi sono reso conto che sono stato una totale ma. Mi sono reso conto di tante cose che prima ho sbagliato tantissimo a non rendermene conto e facevo ragionamenti sbagliati, ma non avevo mai avuto la possibilità di ragionarci veramente in vita mia. Io ti giuro che sono cambiato e che potrei darti solo le cose”, concludeva.

Il caso ha attirato grande attenzione mediatica, non solo per la brutalità dell’omicidio ma anche per le dinamiche relazionali emerse durante le indagini. Il pubblico ministero di Venezia, Giovanni Petroni, ha richiesto per Filippo Turetta la pena dell’ergastolo, considerando la gravità del reato e le aggravanti contestate: premeditazione, crudeltà e stalking.



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