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Andrea Carnevale racconta il femminicidio della madre: “Un’immagine brutale”



Andrea Carnevale, ex attaccante di Napoli, Roma e della Nazionale, rompe il silenzio sulla tragedia che ha segnato la sua vita di bambino. In un’intervista a Fanpage.it e nel suo libro Il destino di un bomber (scritto con Sansonna e pubblicato da 66Thand2nd), svela il dramma familiare che lo ha colpito all’età di 14 anni: l’uccisione della madre ad opera del padre  .



Il suo è un racconto privo di retorica calcistica, concentrato invece sull’infanzia straziata dal “cancro” del femminicidio in Italia. Carnevale spiega che il suo messaggio si rivolge principalmente alle donne: «Il mio messaggio è per le donne. Il mio messaggio è per mia madre, che è stata brutalmente uccisa da mio padre»  . Nell’intervista sottolinea il bisogno di una denuncia attiva: «Le donne devono assolutamente denunciare», ricorda anche il suo grido d’allarme, purtroppo ignorato dalle istituzioni e soffocato dalla vergogna del piccolo paese, Monte San Biagio  .

Un’immagine che ancora lo tormenta è quella del “barattolo con il sangue”: «Quella è un’immagine brutale», afferma. Carnevale invita i ragazzi di oggi a non abbassare mai la guardia, soprattutto di fronte alla violenza reiterata, e a continuare a fare pressione fino a ottenere una risposta concreta dalle istituzioni  . «Voglio tenere acceso il lumino perché questo è un cancro che si espande sempre di più», ammonisce, richiamando l’attenzione sul fatto che in Italia si registrano oltre cento femminicidi ogni anno  .

In Il destino di un bomber, il campione rompe il silenzio dopo quasi cinquant’anni. «A 64 anni ho deciso di liberarmi. Io ora mi sento un uomo diverso, un uomo libero», confida, spiegando che lo sport e il supporto familiare sono stati fondamentali per tener viva la sua battaglia  . Stabilisce un legame empatico con gli orfani: «Mi sento molto vicino agli orfani, vorrei incontrarli a uno a uno, abbracciarli»  .

Nonostante il dolore, Carnevale sceglie di non coltivare rancore: «Non so odiare… Riguardo il perdono posso raccontare un episodio»: a 16 anni, dopo il primo gol in Serie A con l’Avellino, decise di andare a trovare in carcere il padre, abbracciandolo senza sentire odio  . Un gesto di grande generosità spirituale, che testimonia la sua ricerca di pace interiore.

Nel libro emergono anche pagine dedicate alla carriera sportiva: la stretta amicizia con Diego Armando Maradona, che arrivò a Napoli nel 1984–85 e lo aiutò a far conoscere il calcio partenopeo al mondo. Carnevale lo descrive come un fratello e un trascinatore: «Il mio grande fratello Diego ha una storia simile alla mia… Gli volevo un bene dell’anima»  . Racconta un aneddoto inedito: alla festa di compleanno di Maradona, lui donò al gruppo dei giocatori tre fedine a simbolo di amicizia, custodite con cura da Carnevale  .

La sua esperienza alla Nazionale agli Italia ’90 è ricordata con calore: la squadra era solida, unita da un forte sentimento di amicizia. Carnevale gioca due partite, poi viene sostituito e reagisce male: «Ho fatto una piccola imprecazione mandandolo a quel paese», commenta, e avverte i giovani calciatori di non ripetere il suo errore  . Rimane però il ricordo delle “Notti magiche”, la semifinale persa contro l’Argentina di Maradona ai rigori, giocata proprio nella cornice di Napoli  .

Oltre al calcio, emergono altri aspetti del suo percorso: da scout dell’Udinese ha scoperto talenti come Totò Di Natale, considerato «un talento puro», e Bruno Fernandes, ora stella del Manchester United  . Ammette che qualcun altro, come Muriel, avrebbe potuto raggiungere risultati ancora più grandi .

La biografia tocca anche eventi privati, come l’arresto nel 2001 per spaccio internazionale, da cui fu poi assolto. Racconta che, nonostante il divorzio, non ha mai abbandonato i suoi primi due figli: un trasferimento lo mise fisicamente lontano, ma non emotivamente  .

Tra i ricordi più affettuosi, Carnevale custodisce anche un legame con Massimo Troisi: nel 1987 organizzò una partita a Monte San Biagio per raccogliere fondi per il paese, e porta Troisi e altri attori locali, raccontando anche di un episodio in cui Maradona fu invitato a casa sua da Troisi stesso  .



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