Mark Sinner, nato nel 1998 a Rostov sul Don (in Russia), è stato adottato dai coniugi Hanspeter e Siglinde Sinner quando aveva appena nove mesi. La famiglia, originaria di Sesto Pusteria, lo ha accolto con amore, tre anni prima della nascita di Jannik, il quale sarebbe poi diventato campione di tennis. Fin dalla tenera età, Mark ha vissuto in Alto Adige, cresciuto tra montagna e disciplina, insieme ai genitori e al fratello più giovane.
Pur essendo cresciuto a stretto contatto con Jannik, Mark ha mantenuto un costante profilo basso. Oggi vive a Bolzano e lavora come istruttore presso la caserma dei Vigili del Fuoco volontari a Vilpiano, frazione di Terlano. Il suo ruolo è stato definito una scelta di passione, non una necessità economica: un modo per servire la comunità e vivere con concretezza lontano dalle luci dei riflettori. In famiglia sono valorizzati autonomia, disciplina e responsabilità: valori che Mark incarna pienamente.
La sua vita è un perfetto contrappunto all’universo mediatico di Jannik. Opera in una realtà fatta di preparazione, interventi concreti, escursioni e impegno civile. Quando non è impegnato in servizio, preferisce trascorrere il tempo libero nella tranquillità altoatesina, tra passeggiate in montagna con amici e partite a golf in compagnia del fratello. Un legame profondo che ha definito così nel 2023: “Il rapporto con Jannik è normale, immagino come quello della maggior parte dei fratelli. Capitava che litigassimo chiaramente, ma facevamo pace subito. Giocavamo a tennis, ci provavo almeno. Per qualche anno sono riuscito a tenergli testa, poi lui ha spiccato il volo”. Queste parole dipingono una relazione solida, genuina, fatta di affetto e complicità.
La sua presenza sugli spalti dei grandi eventi è rara ma significativa. Durante gli Internazionali di Roma del 2025, nonostante potesse essere a fianco del fratello, preferì il Gran Premio di Imola, sua grande passione. Jannik, con ironia, raccontò: “A Roma non c’è perché è a Imola a vedere la Formula 1”. Un aneddoto che si è ripetuto a Wimbledon, quando Jannik, stringendo la coppa, lo ringraziò dicendo: “Grazie per essere qui, ma solo perché non c’è la Formula 1”. La battuta ha strappato sorrisi e confermato il profondo affetto tra i due fratelli.
Durante la finale di Wimbledon, infatti, Mark era sugli spalti accanto ai genitori. Le immagini dell’abbraccio tra Jannik e Mark hanno impressionato il pubblico: il fratello maggiore, normalmente lontano dal clamore, era invece al centro dell’attenzione per un momento di autentica emozione. Una complicità silenziosa, testimonianza di un legame che va oltre il tennis e la celebrità.
“Ringrazio mio fratello. Non c’è la gara di F1 oggi, ecco perché è qua” #Sinner #Wimbledon #sinneralcaraz pic.twitter.com/COsVqH4caZ
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) July 13, 2025
A Bolzano e dintorni, Mark è conosciuto come un uomo umile, determinato, che ha creato la propria strada. Come istruttore dei Vigili del Fuoco, affronta con concretezza emergenze e addestramento, guadagnandosi il rispetto nella comunità locale. Non concede interviste e protegge la sua privacy, concentrato sulla sua missione. A chi gli chiede cosa pensa del successo di Jannik, risponde: “Sono felice dei risultati che sta ottenendo, lo seguo tutti i giorni. Ma io ho la mia vita ed è rimasta uguale a prima. La popolarità non ci ha affatto cambiato.”
Nonostante la distanza fisica imposta dai tour del fratello, Mark mantiene un contatto costante: telefonate frequenti, momenti condivisi in famiglia, ore spese in compagnia tra amici comuni. Il loro ritrovarsi è spesso semplice e autentico: passeggiate, chiacchiere e semplicità condivisa. La relazione fraterna emerge come una colonna solida, capace di sorreggere Jannik nei successi e nello stile di vita itinerante.
In un mondo dove l’immagine riverbera sui media, Mark rappresenta la normalità scelta consapevolmente. Lontano dalle telecamere, preferisce vestire l’uniforme dei vigili del fuoco, essendo vicino alla propria comunità. È un testimone della filosofia di vita della famiglia Sinner, radicata nell’umiltà, nella perseveranza e nel legame affettivo. Un uomo che, pur nell’ombra, interpreta in modo concreto uno dei pilastri affettivi del campione.
La storia di Mark Sinner, dunque, non è una vicenda di secondarietà. È l’espressione di una scelta consapevole: la vita dedicata al servizio, la passione per la Formula 1 e l’impegno civile. Un’identità costruita con autonomia, lungimiranza e discrezione. Un fratello che, seppur lontano dai riflettori, è sempre presente nelle vittorie, nel cuore e nella quotidianità di Jannik Sinner.
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