Adam al-Najjar, un bambino di undici anni originario di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, ha subito una tragedia devastante. Dopo un attacco aereo israeliano che ha distrutto la sua casa, Adam è rimasto gravemente ferito a un braccio, mentre nove dei suoi fratelli hanno perso la vita. Anche il padre, Hamdi, pediatra, è deceduto a causa delle ferite riportate nell’attacco. Ora Adam e sua madre, la dottoressa Alaa al-Najjar, sono gli unici sopravvissuti della famiglia e stanno cercando disperatamente di lasciare Gaza per ricevere cure mediche in Italia.
L’ospedale Niguarda di Milano si è già dichiarato disponibile ad accogliere Adam per tentare di salvare il suo braccio, con un intervento previsto per l’11 giugno. Tuttavia, il trasferimento è bloccato dalla mancanza di autorizzazione da parte delle autorità israeliane, necessaria per attraversare il confine. Il tempo stringe e ogni giorno che passa riduce le possibilità di successo del trattamento.
La zia paterna di Adam, Nashwa, che ha vissuto a lungo in Italia e conosce bene il sistema sanitario italiano, si è attivata per organizzare il trasferimento. Ha contattato le autorità italiane e ha confermato che esiste un piano per evacuare Adam insieme alla madre e ad altri membri della famiglia. “Abbiamo il veicolo per raggiungere il valico”, ha spiegato Nashwa. “I medici ci hanno confermato che il trasferimento è possibile. Ma serve il permesso”. Purtroppo, le finestre temporali previste per l’evacuazione, fissate per il 4 e il 9 giugno, rischiano di essere inutilizzabili senza l’autorizzazione necessaria.
Il vicepremier italiano Antonio Tajani ha dichiarato: “L’Italia è pronta. Abbiamo già portato 130 bambini da Gaza, ora vogliamo salvare anche Adam”. Nonostante la disponibilità dell’ospedale e l’impegno delle autorità italiane, la situazione rimane bloccata. La madre di Adam, Alaa, devastata dalla perdita della sua famiglia, spera che questa opportunità non venga vanificata. “Non lasciate morire anche l’ultima speranza di Alaa”, ha detto Nashwa, rivolgendosi alle autorità israeliane.
La tragedia della famiglia al-Najjar ha scosso profondamente la comunità locale e internazionale. La notte del bombardamento, Alaa al-Najjar era in servizio presso il reparto di pediatria dell’ospedale Nasser quando ha ricevuto la notizia dell’attacco vicino alla sua abitazione. Poco dopo, i corpi dei suoi figli hanno iniziato ad arrivare in ospedale. Nove dei suoi dieci bambini, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, erano tra le vittime. Il marito Hamdi e Adam erano gli unici sopravvissuti, ma entrambi in condizioni critiche. Dopo giorni di agonia, anche Hamdi è deceduto.
“Ho visto la mia casa rasa al suolo e i miei figli martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili”, ha raccontato Alaa. Solo uno dei suoi figli, il piccolo Rival, è stato riconosciuto dal volto; gli altri sono stati identificati dai vestiti che indossavano.
Questa tragedia rappresenta solo uno dei tanti episodi strazianti che colpiscono i bambini nella Striscia di Gaza, spesso vittime innocenti di un conflitto senza fine. Secondo le organizzazioni umanitarie, i più piccoli pagano un prezzo altissimo in termini di vite umane e traumi psicologici.
La storia di Adam e della sua famiglia ha attirato l’attenzione internazionale, diventando simbolo della sofferenza dei civili intrappolati nel conflitto israelo-palestinese. Le autorità italiane e le organizzazioni umanitarie continuano a fare pressione affinché venga concessa l’autorizzazione necessaria per il trasferimento del bambino e della madre in Italia. Tuttavia, mentre i giorni passano senza una soluzione concreta, cresce il timore che Adam possa perdere non solo l’uso del braccio ma anche l’unica possibilità di ricostruire una vita lontano dalla guerra.
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