​​


Chi soffre di ipotiroidismo può trarre beneficio da una dieta equilibrata, evitando cibi che compromettono l’assorbimento degli ormoni tiroidei e aggravano i sintomi



L’ipotiroidismo è un disturbo della tiroide, ghiandola situata nella parte anteriore del collo, che provoca una produzione insufficiente di ormoni tiroidei, fondamentali per il metabolismo, la digestione, il ritmo cardiaco e il tono dell’umore. La condizione può insorgere gradualmente, presentando sintomi quali affaticamento, aumento di peso, pelle secca e stitichezza. Il trattamento prevede solitamente la somministrazione di ormoni sintetici, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo importante nel migliorare la qualità della vita dei pazienti.



Seguire una dieta bilanciata può facilitare la gestione dei sintomi dell’ipotiroidismo. Nonostante non esistano regimi alimentari universali validi per tutti, alcuni cibi andrebbero consumati con moderazione. Le linee guida generali suggeriscono di puntare su frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e olio d’oliva, evitando eccessi e prodotti trasformati.

Uno degli elementi da monitorare attentamente è lo iodio, minerale essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei. Se da un lato una carenza può causare problemi alla tiroide, un eccesso può risultare altrettanto dannoso. Alcune alghe marine, come wakame, kombu e hiziki, ne contengono quantità molto elevate e dovrebbero essere evitate o consumate raramente da chi ha disturbi tiroidei.

Un altro alimento da trattare con cautela è la soia. I suoi derivati, seppure ricchi di proteine vegetali, possono interferire con l’assorbimento del farmaco tiroideo. È quindi opportuno non assumerli nelle ore vicine alla terapia e confrontarsi con il medico per eventuali adeguamenti della posologia.

Particolare attenzione va anche alle verdure crucifere come cavoli, broccoli e cavolfiori. Se consumate crude, possono ostacolare l’assimilazione dello iodio. Tuttavia, non è necessario eliminarle completamente: la cottura attenua il loro effetto goitrogeno, rendendole più sicure per il consumo.

L’equilibrio glicemico è un’altra componente fondamentale. L’ipotiroidismo può influire negativamente sul metabolismo degli zuccheri, favorendo l’aumento della glicemia. È quindi raccomandato limitare dolci, bibite zuccherate e snack contenenti zuccheri aggiunti, optando per alternative a basso indice glicemico.

I prodotti ultraprocessati, come fast food, piatti pronti e snack confezionati, sono spesso ricchi di grassi trans, zuccheri e additivi. Il loro consumo abituale può compromettere ulteriormente il metabolismo, rendendo più difficoltoso il controllo dei sintomi. È preferibile privilegiare alimenti freschi e naturali.

Anche le carni rosse e i formaggi grassi andrebbero ridotti, poiché ricchi di grassi saturi. Sostituirli con fonti proteiche più leggere, come legumi, carni bianche e pesce, può contribuire a migliorare i livelli di colesterolo e favorire una migliore risposta alla terapia ormonale.

Infine, per alcune persone affette da tiroidite di Hashimoto, una condizione autoimmune legata all’ipotiroidismo, una dieta priva di glutine può offrire benefici, soprattutto nei casi di celiachia conclamata o sensibilità al glutine. Tuttavia, in assenza di diagnosi specifica, non è necessario escludere i cereali contenenti glutine.

Oltre all’alimentazione, è essenziale mantenere uno stile di vita sano: attività fisica regolare, idratazione adeguata, riposo sufficiente e riduzione dello stress sono fattori che supportano il benessere generale. Le verdure cotte vanno incluse in ogni pasto principale, la frutta può essere consumata liberamente, mentre cereali integrali, olio d’oliva e proteine magre dovrebbero costituire la base della dieta.

In conclusione, la gestione dell’ipotiroidismo passa anche attraverso la tavola. Sebbene non ci siano divieti assoluti, la moderazione resta la chiave. Limitare l’assunzione di zuccheri, alimenti industriali, carni grasse e alcune verdure crude può aiutare ad alleviare i sintomi e migliorare l’efficacia delle terapie. Per un piano alimentare mirato, è sempre consigliato consultare un nutrizionista o un medico specializzato.



Add comment