Il processo per l’uccisione di Alice Neri vede un ribaltamento inatteso: il marito, Nicholas Negrini, ritira la costituzione di parte civile e chiede approfondimenti investigativi, sollevando dubbi sulla colpevolezza dell’imputato.
Nell’ultima udienza del processo davanti alla Corte d’Assise presieduta dalla dottoressa Ester Russo, la pubblica accusa – rappresentata dai pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara – ha rinnovato la richiesta di condanna a 30 anni per Mohamed Gaaloul, unico imputato del delitto di Alice Neri, trovato carbonizzata nella sua auto nella notte tra il 17 e il 18 novembre 2022, a Fossa di Concordia, frazione di Concordia sulla Secchia .
I pm hanno sottolineato la gravità dell’omicidio: sette colpi di arma da taglio, uno dei quali al cuore, e l’incendio dell’auto per occultare il cadavere. La pm Natalini ha definito il reato “gravissimo” e ha evidenziato la coerenza e precisione degli indizi raccolti, nonostante l’impossibilità di infliggere l’ergastolo a causa del mandato di arresto europeo .
Al termine della requisitoria, tuttavia, un colpo di scena: l’avvocato Antonio Ingroia, ex magistrato e legale di Negrini, ha annunciato che il marito non solo non ha chiesto la condanna dell’imputato, ma ha deciso di ritirare la costituzione di parte civile, rinunciando anche al risarcimento. Ingroia ha inoltre richiesto che gli atti tornino alla procura affinché si compiano nuove indagini, inclusa la verifica della pista del cosiddetto “terzo uomo” .
Secondo la difesa, il quadro probatorio a carico di Gaaloul sarebbe “ulteriormente frantumato, estremamente fragile” e non permetterebbe di individuare il colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio” . In aula, Ingroia ha definito superficialità e sciatteria le modalità con cui le indagini si sono concentrate sull’imputato, trascurando ogni possibile alternativa investigativa .
Riferendosi al processo per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, conclusosi con una condanna controversa e dibattuta, Ingroia ha affermato: “Non vorremmo, fra vent’anni, un altro caso Garlasco”, sostenendo la necessità di evitare errori di giustizia .
In supporto al ritiro del marito, Negrini ha dichiarato, ripreso dalla Tgr: “Non mi sembra giusto schierarmi contro l’imputato se non ho la convinzione e la certezza che possa essere stato lui”, confermando quindi il ritiro dal ruolo di parte civile .
Nel corso dell’udienza, la difesa ha insistito sulla necessità di esaminare approfonditamente la pista di un collega di Alice, definito il “terzo uomo”, ritenendo che questa linea investigativa non sia stata esplorata adeguatamente dalle forze dell’ordine .
Dal canto loro, la madre e il fratello di Alice Neri, ancora costituiti come parti civili, hanno respinto le rimostranze difensive, ritenendo la ricostruzione accusatoria chiara, coerente e dettagliata. Hanno appoggiato senza riserve la richiesta di 30 anni avanzata dai pm .
Elementi come l’eventuale movente, l’identità del terzo uomo, e la dinamica dell’incendio restano punti oscuri che alimentano la necessità, secondo la difesa, di ulteriori accertamenti: in particolare, bisogna risalire alle fasi che hanno portato all’incendio del corpo nella vettura e alle tracce presenti sulla scena del crimine, considerate in parte contaminate .
Il dissequestro della salma di Alice Neri, avvenuto nelle udienze precedenti, ha permesso alla famiglia di darle degna sepoltura, a quasi tre anni dal delitto .
La sentenza del processo è attesa per luglio, anche se la data esatta non è stata confermata in udienza. Alcune fonti parlano del 16 luglio, ma non vi è stata conferma ufficiale in aula .
Il ritiro di Negrini segna un momento inedito nel processo: fino a questo punto, il marito della vittima aveva sostenuto l’accusa, ora invece solleva dubbi decisivi, puntando verso un’indagine più ampia. L’istanza di nuove indagini, con la revoca della parte civile, indica un cambio di rotta radicale, incentrato su un’operazione di verità complessiva più che su una semplice richiesta di condanna.
Resta da capire come la Corte d’Assise accoglierà questa novità. L’eventuale rinvio delle prove o la restituzione degli atti alla procura potrebbe allungare ulteriormente i tempi del processo, già ricco di elementi controversi.
In attesa della sentenza di luglio, il futuro del processo è segnato da due percorsi distinti: da un lato, l’accusa preme affinché Gaaloul venga condannato sulla base dell’attuale assetto delle prove; dall’altro, la difesa del marito preme per un’inchiesta più ampia e approfondita, che esplori piste ancora lasciate in sospeso. L’equilibrio tra questi due orientamenti potrebbe definire definitivamente l’esito del procedimento, o riaprire scenari finora esclusi dalla ricostruzione ufficiale.
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