Una semplice colazione si è trasformata in un caso mediatico per la pasticceria Audrey, situata in Piazza Grande a Oderzo, in provincia di Treviso. L’episodio, che ha attirato l’attenzione del pubblico sui social network, ha avuto origine dalla richiesta di una cliente che, insieme alla madre, ha ordinato due caffè e una brioche artigianale, chiedendo che quest’ultima fosse tagliata a metà. La sorpresa è arrivata più tardi, quando, controllando lo scontrino a casa, la donna si è accorta di un sovrapprezzo di 10 centesimi per il servizio richiesto.
La cliente ha espresso il proprio disappunto, sottolineando che non era tanto l’importo a infastidirla quanto il principio. “Non è tanto il costo, quanto il concetto”, ha dichiarato, evidenziando la sua perplessità per un addebito che non si aspettava. L’episodio, inizialmente circoscritto, è rapidamente diventato virale sui social media, generando una serie di reazioni che hanno coinvolto direttamente il titolare dell’attività.
Massimiliano Viotto, proprietario della pasticceria Audrey, ha spiegato la sua posizione in merito alla vicenda e le conseguenze che ne sono derivate. “Siamo stati sommersi da recensioni negative – da una stella – di persone che mai hanno frequentato il nostro locale”, ha dichiarato al Corriere. La media delle recensioni su Google del locale è scesa da 4,5 a 3,5 nell’arco di pochi giorni. Tuttavia, Viotto si è detto fiducioso: “Siamo convinti verrà reintegrata con tempo e dedizione”.
I commenti online non si sono limitati a critiche costruttive: molti hanno assunto toni offensivi e alcuni hanno persino invitato al boicottaggio del locale. Nonostante ciò, il titolare ha difeso con fermezza la scelta di applicare il sovrapprezzo. “Non è una truffa, ma una scelta consapevole che difendiamo con orgoglio e consapevolezza”, ha affermato. Ha poi chiarito che il supplemento si applica esclusivamente alle brioches e non ad altri prodotti come pizze o fette di torta serviti nel locale adiacente, l’Arbor.
Secondo Viotto, la decisione di introdurre un costo aggiuntivo per il taglio delle brioches è motivata dalla volontà di mantenere uno standard qualitativo elevato, coerente con la filosofia artigianale del laboratorio. Ha spiegato che tale operazione comporta l’utilizzo di materiali aggiuntivi come piattini e tovaglioli, oltre alla necessità di farcire entrambe le metà in modo uniforme. “Il nuovo menù è ancora in stampa”, ha aggiunto, “ma il sovrapprezzo è indicato alla cassa, come previsto dalla normativa”.
Il titolare ha poi espresso preoccupazione per le conseguenze dell’ampia risonanza mediatica dell’episodio. “Volevo segnalare questo atteggiamento molto pericoloso da parte di chi ha amplificato un episodio minimo, rischiando di compromettere il lavoro e l’immagine di una piccola pasticceria artigianale in un paese di ventimila anime”, ha dichiarato. Viotto ha inoltre sottolineato i rischi legati a questo tipo di dinamiche virali, che potrebbero danneggiare gravemente attività meno solide della sua.
L’episodio ha sollevato interrogativi più ampi sulle aspettative dei clienti e sulle politiche dei prezzi nei locali artigianali. Mentre alcuni utenti sui social hanno espresso solidarietà verso la pasticceria, riconoscendo il diritto dell’esercente di stabilire i prezzi dei propri servizi, altri hanno criticato aspramente la scelta del sovrapprezzo, ritenendola eccessiva o poco trasparente.
La vicenda rappresenta un caso emblematico del potenziale impatto dei social media sulla reputazione delle piccole imprese. In un contesto in cui le recensioni online possono influenzare significativamente le decisioni dei consumatori, episodi come questo evidenziano l’importanza di una comunicazione chiara e trasparente tra esercenti e clienti.
In attesa che la situazione si normalizzi, Massimiliano Viotto spera che il tempo e la dedizione possano restituire alla sua attività la reputazione precedentemente conquistata. Nel frattempo, il dibattito intorno al costo della brioche tagliata a metà continua a dividere l’opinione pubblica.
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