Sono stati iscritti nel registro degli indagati, come misura obbligatoria prevista dalla legge, i due agenti della Polizia di Stato coinvolti nella sparatoria avvenuta giovedì scorso in provincia di Taranto, durante la quale è stato ucciso Michele Mastropietro, 59 anni, pluripregiudicato. L’uomo era in fuga insieme a un complice dopo l’omicidio del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, avvenuto nel corso dello stesso confronto armato.
Secondo le prime ricostruzioni, i due poliziotti, entrambi cinquantenni e in servizio presso il commissariato di Grottaglie, si sono imbattuti nei sospetti durante una normale attività di pattugliamento. La situazione è degenerata rapidamente in uno scontro a fuoco, durante il quale Mastropietro è rimasto ucciso, mentre il suo complice, Camillo Giannattasio, 57 anni, è stato catturato vivo. Gli agenti sono ora accusati di omicidio colposo per presunto eccesso nell’uso legittimo delle armi.
Le indagini, coordinate dalla procura di Taranto, sono ancora in corso per chiarire con precisione le dinamiche dello scontro. Gli avvisi di garanzia notificati ai due poliziotti rappresentano un passaggio tecnico necessario per consentire loro di partecipare agli accertamenti, tra cui l’autopsia sul corpo di Mastropietro. Le parti offese individuate dagli inquirenti includono la moglie della vittima, i suoi tre figli minorenni e i tre fratelli.
Nel frattempo, ieri si sono svolti i funerali solenni del brigadiere capo Legrottaglie nella sua città natale. La cerimonia ha visto una grande partecipazione pubblica e la presenza delle più alte cariche istituzionali del Paese. Tra i presenti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto. Durante l’evento, è stato reso omaggio al valore umano e professionale del brigadiere, che ha perso la vita nell’esercizio del suo dovere.
Gli avvocati dei due agenti coinvolti hanno sottolineato che l’iscrizione nel registro degli indagati è una procedura standard in casi come questo. Uno dei difensori, l’avvocato Antonio Maria La Scala, ha dichiarato all’ANSA: “Dal punto di vista giuridico, l’indagine è un atto dovuto per accertare le reali cause e le dinamiche dei fatti. Ma da cittadino non posso nascondere il dispiacere per il fatto che due agenti, che hanno rischiato la vita sotto il fuoco dei sospetti, si ritrovino ora sotto indagine.”
L’inchiesta dovrà determinare se l’uso delle armi da parte dei poliziotti sia stato proporzionato e conforme ai limiti imposti dalla legge. Gli investigatori stanno analizzando ogni dettaglio dell’accaduto per stabilire se la reazione degli agenti sia stata necessaria per difendersi o se abbia superato i confini della legittimità.
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