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È costretto a lavorare nonostante la malattia…



Buongiorno ragazzi. Qual è il computer da riparare?
Buongiorno. È da un po’ che non ti vedevamo.
Vengo solo quando c’è bisogno di me, a chiamata. Capirai, vivo in uno stato di ansia costante.
Hai un lavoro a chiamata, dunque?
Sì, più o meno. Diciamo di sì.
Ma non stavi male? Ne parlavano l’altro giorno in ufficio.
Sì, non sto molto bene. Sto affrontando delle cure piuttosto pesanti, ma non ho alternative. È una malattia seria.
Hai dei permessi per malattia?
No, purtroppo no. Ho la partita IVA, quindi non ho accesso a permessi o tutele di quel tipo. Se non lavoro, non vengo pagato da nessuno. Pensa che per riuscire a vivere devo svolgere anche altri lavori.
Caspita, non dev’essere facile.
No, per niente. Comunque, ragazzi, il problema qui è stato risolto: si trattava di una sciocchezza. Magari ripasso più tardi per verificare se sorgono altri problemi.
Però dovresti riposarti un po’, visto che non stai bene.
Non potete immaginare quanto lo desidererei… ma non posso permettermelo.
Buona giornata!
Buona giornata.
Buona giornata.



Più tardi, in un ristorante…

Buonasera signori. Avete già deciso cosa ordinare? Vi hanno dato il QR code all’ingresso?
Io ancora no…
Ma che ci fai qui?
Questo è uno degli altri lavori che, purtroppo, sono costretto a fare.
Scusa, ma non ti fermi mai?
No, non posso. Con la partita IVA pago tasse altissime, e per riuscire a tirare avanti sono costretto a vivere così.
Caspita, ma come fai? È una vita assurda…
Lo so. Non so più nemmeno io come faccio a reggere.
Ehi, tu! Non ti pago per chiacchierare. Devi lavorare.
Mi scusi, signorina Anna. Subito.
Può parlarti in quel modo?
Certo che può. Qui non ho alcun contratto, e potrebbe licenziarmi anche questa sera stessa.
Quando siete pronti, fatemi un cenno: verrò a prendere l’ordine.
Sta davvero messo male… poveretto. Mi fa una gran pena.

Michele esce dal locale e incontra Nadia…

Ma che ci fai qui, Nadia?
Buongiorno. Questo è un altro dei lavori che svolgo: consegno la spesa a domicilio.
Non mi credete quando ve lo dico, ma la mia è davvero una vita d’inferno.
No, in effetti faccio fatica a crederci.
Lo capisco. Forse perché la tua realtà è molto diversa dalla mia. Tu hai un contratto da dipendente. Ma sai quante persone si trovano nella mia stessa situazione?
Mi dispiace davvero tanto.
Eppure non mi sembra di chiedere troppo: solo una vita normale, con qualche diritto, con qualche possibilità. Ma non posso averla. È davvero difficile, credimi.
Vorrei tanto che ti assumessero nella nostra azienda. Così potresti vivere almeno un po’ più serenamente.
Ma io sono un informatico. Il mio lavoro è molto diverso dal tuo. Vorrei soltanto poter fare ciò che amo, ma con gli stessi diritti garantiti agli altri. Non sarebbe questa una soluzione?
Forse un giorno le cose cambieranno.
Sì, forse. Ma finché non ci uniremo, finché non ci muoveremo insieme, tutto resterà com’è. E questo fa davvero male.

Comunque, ecco la tua spesa.
Grazie. Ci vediamo in ufficio, quando capiterà.



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