Dopo sei anni di pensione, Emanuele Dotto racconta di trovarsi a Genova, dove convive con la diagnostica ricevuta appena un mese dopo il ritiro: “Un mese dopo mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla progressiva. Avevo 67 anni e 6 mesi, ora ne ho appena compiuti 73 e ogni giorno è un giorno guadagnato” . La malattia avanza “progressivamente e lentamente”, ma il giornalista si mostra determinato: “Non ce la farei senza mia moglie Marina e mia figlia Emanuela. Il corpo sta andando dove vuole, la mente e la memoria per fortuna no” .
Oggi, Dotto trascorre le giornate in carrozzina, dedicandosi ad ascoltare musica, leggere e riflettere: “Trascorro il tempo in carrozzina ascoltando musica, leggendo e sopravvivendo. Ho avuto molto, e molto mi è stato tolto, però nel cambio ci guadagno” .
La sua storia è quella di un narratore sportivo che ha saputo regalare emozioni radiofoniche a intere generazioni. La sua carriera prende avvio negli anni Settanta con il Corriere Mercantile di Genova, quando nel giugno 1976, insieme al fratello Matteo, si trovò sul luogo dell’agguato delle Brigate Rosse al giudice Francesco Coco, recandosi in Vespa per riportare la notizia . Nel 1980 approda in Rai, dove fino al 2019 diventa voce distintiva di “Tutto il calcio minuto per minuto” e radiocronista di eventi calcistici, Formula 1, Olimpiadi estive, Mondiali, Giro d’Italia e Tour de France .
Dotto ricorda con gratitudine i suoi maestri: “Roberto Bortoluzzi: capace, colto e gentile, Massimo De Luca, un signore, Enrico Ameri, con quell’incredibile rapidità di parola e duttilità nel racconto” . Rivive anche aneddoti come la sua prima trasmissione, Varese–Lazio del 1982, coperta con l’aiuto di Beppe Marotta all’oscuro della nebbia, e un curioso episodio quando ancora era a casa e Bortoluzzi lo chiamava per la radiocronaca di Milan–Pro Cavese .
Il giornalista continua a sottolineare l’importanza della memoria e della passione: “Ho visto, ho guardato, ho raccontato, mi sono divertito” . Nel suo mondo attuale, il giardino della scuola elementare di Genova Quinto diventa il nuovo orizzonte: “adesso il mondo lo vedo come il giardino della scuola elementare di Genova Quinto, dove trascorro il tempo in carrozzina ascoltando musica, leggendo e sopravvivendo” .
Dotto trova bellezza persino in Alessandria, segno che la malattia non ha spento la sua curiosità e sensibilità verso luoghi e cultura . La diagnosi di sclerosi multipla progressiva ha cambiato radicalmente la sua quotidianità, ma non il suo spirito, sorretto da affetto famigliare e dalla forza della mente.
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