Secondo l’AP e fonti locali, almeno 38 civili sono stati uccisi il 16 giugno 2025 mentre cercavano aiuti alimentari gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation.
La Striscia di Gaza è stata nuovamente teatro di un evento tragico. Il 16 giugno 2025, vicini ai punti di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su civili in fila per ricevere aiuti, provocando un conteggio di almeno 38 morti riconosciuto dall’Agenzia Associated Press .
Fonti del ministero della Salute di Gaza hanno riferito di decine di feriti, oltre ai decessi. Medici locali hanno sottolineato che molti colpi sono esplosi nei pressi della rotonda nota come “Flag Roundabout” vicino a Rafah, mentre i civili erano in attesa di cibo . Un testimone, intervistato dall’AP, ha riferito che i soldati israeliani avrebbero sparato all’alba senza avvertimenti, “to manage the crowds”, come confermato anche dalle fonti sanitarie .
Il sistema di distribuzione, avviato recentemente, è gestito dalla GHF e supervisionato dalle forze israeliane. Le autorità israeliane sostengono che la nuova modalità è necessaria per impedire che Hamas sottragga gli aiuti, ma l’Onu e numerose agenzie umanitarie la considerano pericolosa e contraria ai principi di imparzialità, definendola “il weaponization of aid” .
Il rappresentante di UNRWA, Philippe Lazzarini, ha denunciato che “scores of people have been killed & injured in the past days, including of starving people trying to get some food from a lethal distribution system” . Il capo ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha indicato che Israele ha trasformato l’aiuto in arma, chiedendo un’inchiesta sull’accaduto .
Secondo l’IPCC (Integrated Food Security Phase Classification), Gaza rischia seriamente la carestia a causa della persistente chiusura dei confini e della distribuzione caotica degli aiuti . Le distribuzioni GHF, attive dal 27 maggio, hanno già provocato più di 245 morti e oltre 2.150 feriti tra chi cercava cibo .
Oltre a Rafah, episodi simili sono stati registrati anche nei pressi dei corridoi di Netzarim e di Khan Yunis. In quest’ultima regione, il 1° giugno sono stati uccisi 32 civili e centinaia sono rimasti feriti, secondo medici locali .
Negli ultimi giorni, altri episodi sono emersi:
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L’8 giugno: altre 12 vittime lungo il tragitto verso i punti di distribuzione ;
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Il 14 giugno: almeno 15 persone uccise vicino al corridoio di Netzarim .
Di fronte all’aggravarsi della crisi, il portavoce di Hamas, Musa Abu Marzouk, ha dichiarato: “Se verranno mobilitate grandi forze contro l’Iran, ciò potrebbe spingere Israele a concedere un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia”, ma ha avvertito che una tregua non garantirebbe la fine del conflitto.
Sul piano regionale, la tensione tra Israele e Iran continua a salire. Secondo la cronologia degli eventi, l’escalation è iniziata pochi giorni fa con raid iraniani su Tel Aviv, seguiti da risposte israeliane su Teheran, provocando numerose vittime su entrambi i fronti . Questo rilancio del confronto potrebbe influenzare anche la dinamica del conflitto a Gaza.
L’incidente del 16 giugno rappresenta un’ulteriore drammatica tappa nella spirale della violenza nelle zone umanitarie di Gaza. Mentre i civili soffrono la fame, i tentativi di consegna di aiuti diventano sempre più riservati a situazioni di estremo rischio. Gli organismi internazionali chiedono con urgenza l’apertura completa dei confini, la protezione degli operatori umanitari e l’accertamento delle responsabilità nelle nuove “trappole” messe in atto lungo le linee di distribuzione.
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