Un video diffuso dagli attivisti della rete ‘No cpr’ denuncia un presunto caso di violenza da parte degli agenti di polizia nel centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo. Secondo gli attivisti, un migrante sarebbe stato brutalmente picchiato nella notte tra il 5 e il 6 giugno, durante una protesta scoppiata a causa di una sospetta epidemia di scabbia. Tuttavia, la Questura smentisce categoricamente queste accuse, sostenendo che si è trattato di una caduta accidentale.
Nel video, gli agenti sono ripresi mentre inseguono un migrante in mutande, lo strattonano e lo portano in una stanza. Gli attivisti sostengono che il video testimoni un pestaggio, sottolineando che l’uomo è stato successivamente trovato privo di sensi e con il volto insanguinato. “È stato picchiato violentemente”, affermano gli attivisti.
La protesta nel Cpr di Gradisca d’Isonzo si è intensificata nei giorni precedenti a causa delle condizioni igieniche precarie e dell’allarme scabbia. Gli attivisti hanno denunciato la situazione sui social media, affermando che i detenuti sono costretti a pulire le celle sporche con le proprie magliette o asciugamani quando le condizioni diventano insostenibili. “Le segnalazioni sono sempre più insistenti e da più persone. Qualcuno di loro parla di 50-100 persone che continuano a grattarsi dappertutto”, hanno scritto gli attivisti su Facebook.
In risposta alle accuse, le forze dell’ordine hanno dichiarato: “Del pestaggio non c’è traccia, strumentalizzazione”. Secondo fonti investigative citate dall’ANSA, la presunta vittima non ha ancora sporto denuncia. Gli operatori delle forze dell’ordine sottolineano che nel Cpr è concesso l’uso dei telefonini ai trattenuti per documentare qualsiasi avvenimento. “La trasparenza delle istituzioni è testimoniata dalla concessione del telefonino a tutte le persone trattenute nel centro che pertanto possono filmare qualsiasi momento della giornata”, hanno dichiarato.
La Questura ha inoltre chiesto perché non siano state diffuse le immagini successive all’episodio iniziale, suggerendo che la seconda ripresa, che mostra il migrante sanguinante, potrebbe essere stata manipolata per far sembrare che ci sia stato un pestaggio. “Perché non sono state diffuse anche le immagini successive? C’è poi una seconda ripresa, del tutto distinta, della presunta vittima sanguinante, lasciando ipotizzare che la causa sia un pestaggio, di cui non c’è traccia”, affermano le forze dell’ordine.
Il caso ha sollevato numerose polemiche e richieste di chiarimenti da parte delle associazioni per i diritti umani e delle organizzazioni internazionali. Gli attivisti continuano a chiedere un’indagine indipendente per far luce sull’accaduto e garantire la sicurezza e i diritti dei migranti trattenuti nel Cpr di Gradisca d’Isonzo.
Nel frattempo, la situazione all’interno del centro rimane tesa, con i detenuti che continuano a protestare per le condizioni degradanti in cui sono costretti a vivere. Gli incendi e le rivolte sono stati frequenti negli ultimi mesi, alimentati dalle preoccupazioni per la salute e la sicurezza. Le autorità stanno cercando di gestire la situazione e prevenire ulteriori escalation di violenza.
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