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“Ho dato mandato all’avvocato Bongiorno”: Beatrice Venezi passa al contrattacco contro le balle della feccia



Dopo giorni di polemiche seguite alla sua nomina come direttore musicale stabile del Teatro La Fenice di Venezia, Beatrice Venezi ha deciso di rivolgersi alla giustizia. La musicista, 34 anni, ha affidato il mandato all’avvocato Giulia Bongiorno con l’obiettivo di verificare eventuali azioni legali nei confronti di chi, a suo dire, avrebbe diffuso dichiarazioni false e denigratorie.



Di fronte ad attacchi tanto violenti quanto infondati – ha dichiarato la Venezi – i sacrifici quotidiani compiuti per costruire il mio percorso professionale e il rigore che mi ha sempre ispirato mi impongono di conferire mandato all’avvocato Giulia Bongiorno affinché valuti le azioni giudiziarie da intraprendere in sede civile e penale contro coloro che non hanno esitato a diffondere gravissime falsità sul mio conto”.

La notizia, anticipata da Toscana Today, è stata confermata dalla stessa Bongiorno all’agenzia Adnkronos.

Parallelamente, la direttrice ha scelto di non prendere parte al Festival delle Idee di Mestre, dove era attesa come ospite. In una lettera inviata alla direttrice della manifestazione, Marilisa Capuano, ha spiegato la sua decisione di non “alimentare polemiche”. “Non voglio che il prato fiorito dell’arte diventi arena di polemiche”, ha scritto.

Venezi ha aggiunto: “Avevo accettato con gioia l’idea di partecipare al Festival delle Idee per parlare di musica e soprattutto di quanto essa debba diventare uno dei pilastri per la costruzione della civiltà del Bello, del Giusto e del Vero. In questi giorni si sono intersecate vicende contraddittorie. Innanzitutto la gratificazione immensa di essere nominata direttore musicale di una delle Fondazioni liriche più importanti d’Italia. A margine di tale notizia, ho letto anche alcune polemiche che non posso e non voglio commentare, pure se ritengo ingiustificate alcune critiche che definirei ad altri contesti destinate”.

In difesa della musicista è intervenuto il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha espresso parole di apprezzamento: “Beatrice Venezi è un’eccellente artista e direttore d’orchestra. Non farà rimpiangere i suoi predecessori. Le classi dirigenti anche in ambito culturale ci sono e si devono mettere alla prova, e lei è all’altezza della sfida. La Fenice è un luogo eccezionale e se qualcosa, diciamo, non è stato compreso, si comprenderà”.

Le critiche nei confronti della nomina si sono concentrate principalmente sulla giovane età della direttrice e sul suo percorso professionale, nonostante Venezi abbia già diretto orchestre in Italia e all’estero. Alcune testate, sindacati e opinionisti hanno contestato la scelta del teatro veneziano, suscitando un acceso dibattito pubblico.

Il confronto è stato paragonato ad altri precedenti nella storia della Fenice. Nel 2011, ad esempio, il venezuelano Diego Matheuz fu nominato direttore principale a soli 27 anni, con un curriculum ancora in fase iniziale e un’esperienza internazionale limitata. In quell’occasione non si registrarono contestazioni significative.

Il caso Venezi ha così riacceso il dibattito sul peso delle scelte artistiche e sul rapporto tra merito, percezione pubblica e clima politico. Alcuni osservatori hanno sottolineato come la direttrice sia stata oggetto di un vero e proprio linciaggio mediatico, con accuse personali e insinuazioni che hanno superato il confronto sul piano musicale.

L’episodio mette in luce il rischio di una crescente politicizzazione del dibattito culturale. Molti artisti internazionali hanno vissuto casi controversi senza subire la stessa pressione mediatica: da Herbert von Karajan, la cui adesione al partito nazista non ne impedì la carriera, a Valery Gergiev, escluso dai teatri europei per i suoi rapporti con il Cremlino.

In questo contesto, la vicenda di Beatrice Venezi rappresenta un banco di prova per il mondo musicale italiano, diviso tra chi difende il talento della direttrice e chi mette in dubbio la legittimità della sua nomina. La decisione di ricorrere alle vie legali segna un ulteriore passo in una vicenda che continua a far discutere, dentro e fuori i teatri.



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