La “casa delle cento stanze” si erge nel centro storico di Gravina di Puglia, un imponente casolare in mattoni che un tempo apparteneva alla famiglia aristocratica Pellicciari. Oggi, l’edificio versa in uno stato di semiabbandono, con l’odore di muffa che permea l’aria e racconti di presunti fantasmi che abitano le sue stanze. Il 25 febbraio 2008, un evento drammatico segna la storia di questo luogo: Michelino, un ragazzino di 12 anni, precipita in un pozzo che conduce a una cisterna. Fortunatamente, riesce a salvarsi, ma ciò che trova sul fondo è agghiacciante: i corpi di due bambini, mummificati per le condizioni ambientali.
I resti, rinvenuti in un contesto di grande interesse mediatico, appartengono a Francesco e Salvatore Pappalardi, due fratellini scomparsi nel giugno del 2006. La scoperta solleva interrogativi inquietanti: come sono finiti lì? È possibile che qualcuno abbia fatto loro del male? Per rispondere a queste domande, è necessario tornare indietro nel tempo, a un pomeriggio di giugno di due anni prima.
Ciccio e Tore, come vengono affettuosamente chiamati, vivono da poco con il padre, Filippo Pappalardi, dopo che i genitori si sono separati nel 1997. La custodia è stata recentemente assegnata al padre, che vive con la sua nuova compagna, Maria, e le figlie di lei. La sera del 5 giugno 2006, i ragazzi escono a giocare, ma non tornano a casa. La denuncia di scomparsa viene presentata dal padre alle 23:50, dando inizio a una frenetica ricerca. Tuttavia, le speranze di ritrovarli vivi diminuiscono con il passare del tempo.
Il clima di ansia si diffonde a Gravina di Puglia, dove la comunità inizia a speculare su possibili rapimenti da parte di pedofili o nomadi. Nel frattempo, i genitori dei ragazzi cominciano a sospettarsi l’un l’altro. Le indagini iniziano a concentrarsi sulla famiglia, soprattutto su Filippo, il cui cellulare risulta spento durante le ore critiche della scomparsa. Questo dettaglio solleva interrogativi e indirizza le indagini su di lui.
Il 14 giugno, le autorità coinvolgono Carlo Bui, esperto dell’Unità Analisi Crimine Violento. A agosto, tre ragazzi affermano di aver giocato con Ciccio e Tore la sera della loro scomparsa. I bambini raccontano di aver lanciato palloncini d’acqua e di aver visto i fratellini salire sulla Lancia Dedra blu del padre. Tuttavia, le testimonianze sono vaghe e non forniscono informazioni concrete sul loro destino.
Le indagini si intensificano, e il 29 agosto, il compagno della madre dei ragazzi viene arrestato per violenza sessuale su una minorenne, aggiungendo un ulteriore elemento di inquietudine alla situazione. In novembre, il procuratore Marzano annuncia l’arresto di Filippo con l’accusa di sequestro di persona e duplice omicidio, sostenendo che i ragazzi potrebbero essere stati puniti per aver disobbedito.
Tuttavia, la verità emerge solo nel febbraio del 2008, quando i corpi di Ciccio e Tore vengono ritrovati nel pozzo. L’autopsia rivela che non hanno subito maltrattamenti e che sono morti di stenti, probabilmente cadendo nel pozzo durante un gioco. Ciccio è morto per emorragia, mentre Tore è deceduto nel sonno per fame e freddo.
Dopo il ritrovamento, Filippo viene scagionato da ogni accusa e l’inchiesta viene archiviata nel 2016. Resta il mistero su cosa sia realmente accaduto quella sera e sul buco nel suo alibi. Dopo l’archiviazione, Filippo riceve un risarcimento di 20mila euro per ingiusta detenzione e 45mila euro per danni esistenziali. La madre, Rosa, continua a sostenere che i ragazzi erano in compagnia di altri bambini che avrebbero potuto fornire informazioni utili.
La tragica storia di Ciccio e Tore Pappalardi evidenzia le complessità e le difficoltà nel risolvere casi di scomparsa, lasciando un segno indelebile nella comunità di Gravina di Puglia. L’assenza di risposte chiare su cosa sia accaduto ai due fratellini continua a pesare su tutti coloro che hanno vissuto questa triste vicenda.
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