Nel caldo abbraccio subito dopo la vittoria a Wimbledon, Jannik Sinner ha rivolto a sua madre Siglinde parole cariche di emozione, acclamata insieme a suo padre Hanspeter per il sostegno incondizionato. I due genitori, protagonisti in tribuna, hanno catturato l’attenzione dei tifosi e dei media durante tutta la competizione.
L’atmosfera sul Centre Court era di festa e tensione: al momento dell’ultimo punto, Sinner ha lasciato scorrere quei secondi di pura emozione, ripensando agli ultimi mesi intensi, poi ha salutato l’avversario Alcaraz, mentre gli spettatori lo acclamavano. Quindi è salito sulle gradinate per un giro trionfale con il team, gli amici e, in cima a tutto, i suoi genitori. Un momento che definisce i vincoli della famiglia: prima l’abbraccio alla madre, poi a Hanspeter e ai componenti del suo entourage.
Successivamente, avvicinandosi di nuovo a Siglinde, Sinner ha pronunciato: «Mamma, dobbiamo andare», perché la cerimonia di consegna richiedeva la sua presenza – e, come sempre, la sua eleganza non gli avrebbe permesso di far attendere la Principessa Kate Middleton, presente sul palco.
Il legame tra il campione e la madre è emerso ancora una volta: la donna, visibilmente emozionata, lo ha accolto in un abbraccio stretto, con parole mai pronunciate ma comprensibili a occhi e cuori. “Voleva parlarmi, dirmi quanto era orgogliosa” hanno riportato i media, sottolineando quella complicità speciale nata nel corso di tante battaglie sportive.
Nel box di supporto erano presenti anche il padre Hanspeter (chiamato anche Johann) – ex chef e tuttora cuoco per la squadra di Sinner quando possibile –, e il fratello Mark, adottato da piccolo dalla coppia, che ha accompagnato la madre perché “non c’era un GP di Formula 1” come aveva sdrammatizzato il campione stesso . Un dettaglio che ha strappato un sorriso, rendendo la famiglia più vicina al pubblico.
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— Wimbledon (@Wimbledon) July 13, 2025
Negli ultimi anni la presenza di Siglinde ha attirato particolare attenzione: durante il Roland Garros attendeva fuori dal campo, confondendo le telecamere, e anche a Roma si ritirò prima della fine di un match, raccontando che soffre guardando le partite dallo stadio – “non guardo mai gli incontri interi, preferisco farlo davanti alla TV” . Significa che la sua ansia materna, contrapposta alla freddezza glaciale che Sinner mostra in campo, rende i loro momenti insieme ancora più intensi.
Il percorso della famiglia Sinner rappresenta un racconto fatto di semplicità e sacrifici: originari della Val Fiscalina, in Alto Adige, i genitori lavoravano in un rifugio di montagna – lui come chef, lei come cameriera – e hanno trasmesso al figliolo il valore del lavoro e dell’umiltà. Il passaggio di Jannik dallo sci al tennis, avvenuto all’età di 13 anni, è stato possibile solo grazie alla loro libertà di scelta: “Mi hanno lasciato provare, senza pressioni. Vorrei che tutti i bambini potessero avere genitori così” dichiarò lui stesso dopo l’Australian Open
Il legame tra lui e i genitori non si è mai spezzato: Hanspeter pur di essere vicino al figlio ha persino deciso di offrirsi come cuoco nel suo staff durante i tornei . E Siglinde, seppur restia a vedere le partite dal vivo per l’ansia, in finale a Wimbledon non ha rinunciato per nessun motivo a marchiare quel momento storico.
Un messaggio emblematico è arrivato da Jannik stesso: accanto ai trofei, non dimentica di sottolineare quanto contino le persone care, ripetendo sintesi del messaggio emerso anche a Melbourne e New York: la famiglia è la base da cui ha costruito la sua forza – ed è stato lui a scegliere di restituirle parte dell’attenzione conquistata.
Ora, dopo il trionfo a Wimbledon e la consacrazione al vertice del ranking ATP, i riflettori sono puntati sulla loro immagine. Siglinde e Hanspeter sono diventati celebrità spontanee: applauditi negli spalti, fotografati dai fan, intervistati dalla stampa internazionale – anche Economic Times ha dedicato loro un ritratto, definendoli “il sostegno silenzioso dietro la scalata al trono di Wimbledon” .
La vicenda si conclude con un gesto semplice, reso potente dallo sguardo: negli spalti di Londra, Jannik ritrae il suo futuro con una frase asciutta e amorevole: “Mamma, dobbiamo andare”, trascinandosi dietro non solo la famiglia ma un intero bagaglio di valori che hanno scolpito l’uomo e il campione.
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