Maria Mamone, una donna di 37 anni originaria di Pannaconi di Cessaniti, è deceduta dopo aver lamentato ripetutamente forti dolori al petto. I familiari sostengono che, nonostante le sue visite presso i pronto soccorso di Tropea e Vibo Valentia, i medici abbiano diagnosticato solo crisi d’ansia, ignorando la gravità dei sintomi. Il decesso di Maria è avvenuto il 3 giugno, e ora la Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha avviato un’inchiesta per accertare le circostanze della sua morte.
Secondo quanto riportato dai familiari, Maria si era presentata diverse volte in ospedale a causa di dolori intensi al petto. La prima visita risale a marzo, quando si recò al pronto soccorso di Tropea. Dopo essere stata visitata, fu dimessa con la diagnosi di crisi d’ansia. Un episodio simile si verificò ad aprile presso l’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, dove i medici ripeterono la diagnosi e non intrapresero ulteriori accertamenti.
Il 27 maggio, Maria richiese nuovamente assistenza medica, questa volta con l’intervento di un’ambulanza del 118. Nonostante i sintomi persistenti, anche in questa occasione i soccorritori esclusero patologie fisiche, suggerendo alla donna di contattare uno psicologo per affrontare lo stress emotivo. I familiari, preoccupati per la salute di Maria, hanno riferito che la situazione non migliorava e che le sue condizioni continuavano a destare allerta.
Il tragico epilogo si è verificato il 3 giugno, quando Maria è stata trovata priva di vita nella sua abitazione. In seguito a questo evento, i familiari hanno deciso di presentare denuncia ai carabinieri, chiedendo che venga fatta chiarezza sulla gestione medica della situazione. La Procura ha così avviato un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità da parte dei medici che avevano visitato Maria.
L’autopsia sul corpo della donna sarà fondamentale per determinare le cause del decesso e per stabilire se ci siano state negligenze nella diagnosi e nel trattamento fornito. Gli inquirenti stanno esaminando i documenti medici e ascoltando i testimoni per ricostruire il percorso sanitario di Maria e valutare se le sue lamentele siano state adeguatamente trattate.
La vicenda ha suscitato forte indignazione tra i familiari e la comunità locale, che chiedono giustizia per Maria. La situazione mette in luce un problema più ampio riguardante la gestione dei pazienti con sintomi che possono essere facilmente attribuiti a fattori psicologici, quando in realtà potrebbero nascondere condizioni mediche gravi e potenzialmente letali.
Il caso di Maria Mamone è emblematico di come la comunicazione tra pazienti e professionisti della salute sia cruciale. I familiari, infatti, hanno espresso la loro frustrazione per il fatto che i sintomi di Maria siano stati minimizzati e non adeguatamente investigati. Questo ha portato a una serie di eventi tragici che si sarebbero potuti evitare con una diagnosi più attenta e approfondita.
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