Massimo Giuseppe Bossetti, l’ex muratore di Mapello condannato in via definitiva per l’omicidio della giovane Yara Gambirasio, è stato intervistato da Francesca Fagnani durante una puntata speciale di “Belve Crime”. Nel corso dell’intervista, trasmessa ieri sera, l’uomo ha ribadito la propria innocenza e ha espresso nuovamente le sue perplessità riguardo alla prova del DNA che è stata determinante per la sua condanna. Tuttavia, la conversazione si è accesa in diversi momenti, specialmente quando Bossetti ha fatto riferimento al padre della vittima, Fulvio Gambirasio, insinuando dubbi sul suo comportamento dopo la scomparsa della figlia.
Durante l’intervista, Bossetti ha raccontato come la sua vita sia cambiata dal giorno del suo arresto, avvenuto anni dopo il delitto della tredicenne di Brembate Sopra, e ha continuato a dichiararsi vittima di un’ingiustizia. “Sopravvivo all’ingiustizia che sono costretto a vivere. Mi sento addosso l’etichetta del mostro, un tatuaggio stampato sulla testa che porterò addosso fino alla fine dei miei giorni. Ma ritengo di non essere un assassino”, ha affermato durante la trasmissione.
Uno dei momenti più tesi dell’intervista si è verificato quando si è discusso del DNA trovato sugli indumenti di Yara. Fagnani, con fermezza, ha sottolineato che quella prova appartiene inequivocabilmente a lui, ma Bossetti ha continuato a mettere in dubbio la validità delle analisi scientifiche. Successivamente, l’ex muratore ha deciso di affrontare un altro argomento controverso, riferendosi a presunte voci circolate nella zona dopo il delitto e accennando a un possibile coinvolgimento del padre della vittima, teoria che però è stata smentita dalle indagini ufficiali.
In particolare, Bossetti ha raccontato un episodio avvenuto poco dopo la scomparsa di Yara. “Stavo lavorando in un cantiere a Palazzago,” ha dichiarato, “quando mio cognato mi ha detto: ‘Massì, sai chi è quello? È il papà di Yara’. Io ho pensato: ‘Ma come il papà di Yara?’. Cosa c’è di strano? Un genitore a cui è sparita la figlia ha più premura a precipitarsi in un cantiere o va in giro a cercarla?”. Queste parole hanno provocato una reazione immediata da parte dell’intervistatrice.
Fagnani lo ha interrotto prontamente, affermando: “Sta sbagliando a commentare, non può fare nemmeno quella faccia. Come fa a interpretare quello che è giusto o non giusto per un genitore a cui è sparita una figlia?”. Nonostante ciò, Bossetti ha insistito, aggiungendo: “Io sarei andato in capo al mondo, non sarei tornato a casa fin quando non l’avrei trovata. Io non riuscirei ad andare a lavorare”. Le sue parole sembravano voler giudicare il comportamento di Fulvio Gambirasio, suscitando ulteriore tensione durante la conversazione.
Nel corso dell’intervista, Bossetti ha continuato a sostenere la propria innocenza e ha descritto il suo stato d’animo dopo la condanna. “Mi sento marchiato per sempre,” ha detto, ribadendo che non accetta l’etichetta di assassino attribuitagli dalla giustizia italiana. Tuttavia, le sue dichiarazioni hanno suscitato polemiche, soprattutto per il modo in cui ha tirato in ballo il padre della vittima.
L’omicidio di Yara Gambirasio, avvenuto nel 2010, è stato uno dei casi più seguiti e discussi in Italia. La tredicenne scomparve da Brembate Sopra, e il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola. Le indagini portarono all’arresto di Massimo Bossetti nel 2014, grazie all’identificazione del suo DNA sugli slip della ragazza. Nonostante la condanna definitiva, l’ex muratore continua a dichiararsi innocente e a sollevare dubbi sulle prove che lo hanno incriminato.
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