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Mattia folgorato mentre pota un albero: si risveglia e scopre che è stato suo padre a salvarlo



Il 20 marzo, una giornata di lavoro nelle campagne di Castello d’Argile, in provincia di Bologna, ha segnato per sempre la vita di Mattia Marchesini, operaio di appena 21 anni di Pieve di Cento. Mentre era impegnato a potare i rami di alcune piante, un ramo tranciato ha urtato dei fili elettrici ad alta tensione, scaricando tutta la potenza della corrente sul suo corpo.



Mattia è rimasto folgorato. La scena, agghiacciante, si è consumata in pochi istanti sotto gli occhi di suo padre Sergio, che lavorava con lui sulla stessa piattaforma.

“Era steso, con la testa fuori dal cestello. Sembrava mi guardasse. Non dimenticherò mai quella scena: ero convinto fosse già morto”, ha raccontato Sergio con la voce rotta al Corriere di Bologna.

Ma in quell’istante di terrore, è scattato l’istinto paterno. Sergio non ha esitato: ha cominciato a praticargli immediatamente il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Nonostante la disperazione e la fatica, non ha mai mollato. “Lo staff del pronto soccorso mi diceva di alternarmi con qualcun altro, ma io non potevo mollare mio figlio. Ho tenuto botta fino all’arrivo dell’ambulanza”, ricorda.

I soccorritori, giunti rapidamente sul posto, hanno utilizzato il defibrillatore. Il cuore di Mattia ha ripreso a battere.

È stato trasportato d’urgenza in elicottero al Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale Bufalini di Cesena, in condizioni gravissime, e poi trasferito a Bologna, dove ha trascorso quasi due giorni in coma. Al suo risveglio, ha saputo la verità: il suo papà gli aveva salvato la vita.

“Ho ringraziato tanto mio papà – racconta il giovane – e credo che presto seguirò anche io un corso di primo soccorso”. Un pensiero condiviso da Sergio: “Quando l’ho fatto, pensavo che non mi sarebbe mai servito. E invece, mi ha permesso di salvare mio figlio”.

Mattia è stato dimesso il 26 marzo, con una prognosi di 30 giorni. Le ustioni sono gravi, ma la sua ripresa è iniziata con una determinazione che commuove. È stato circondato dall’affetto della sua comunità, quella di Pieve di Cento, che insieme al sindaco Luca Borsari, non ha mai smesso di far sentire la propria vicinanza.

“Vogliamo ringraziare tutti – hanno detto padre e figlio – per l’aiuto e l’affetto che ci sono arrivati in quei giorni difficili”.

E adesso, Mattia guarda al futuro. Ad attenderlo ci sono i suoi amici e compagni del Rugby Pieve 1971, pronti a riaccoglierlo in squadra. Il campo, il sudore, la voglia di rinascita: tutto avrà un sapore nuovo per questo ragazzo che ha visto la morte da vicino e che, grazie al coraggio e all’amore di suo padre, ha avuto una seconda possibilità.



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