Quella mattina sembrava uguale a tutte le altre. Il profumo del caffè si diffondeva nella cucina, il toast caldo aspettava la sua marmellata, la tovaglia era bianca, immacolata. Eppure, mentre sistemavo le tazze, sentivo nell’aria qualcosa di diverso, un’inquietudine sottile che non sapevo spiegare.
Sandro, mio marito, non riusciva a stare fermo. Mi guardava, tossiva, cercava di spalmare il burro sul pane ma le mani tremavano. Poi, all’improvviso, si è alzato. Barcollava leggermente, e senza guardarmi negli occhi ha detto, tutto d’un fiato: “Aspetto un figlio da un’altra”.
Per un attimo ho pensato che stesse scherzando, che volesse raccontarmi una storia assurda per farmi ridere. Ma ho sentito un gelo improvviso salirmi lungo la schiena. Trentacinque anni insieme, due figli cresciuti, una vita costruita giorno dopo giorno. Sandro era sempre stato presente, affettuoso, premuroso. Non avevo mai dubitato di lui, mai pensato che potesse lasciarmi. Eppure, in quel momento, il mondo sembrava crollare.
Non ho detto nulla. Gli occhi asciutti, la fronte bagnata di sudore. Sandro, ora più calmo, ha continuato: “So che ti sto facendo soffrire, ma non posso farci niente. Mi sono innamorato di una ragazza di trent’anni, della sua energia. Non so come sia successo, ma ora aspettiamo un bambino. Forse non dovrei dirtelo, ma non ne potevo più delle tue lamentele, delle tue nuove rughe da mostrarmi ogni giorno, delle malattie immaginarie. Passavi ore dall’estetista, dalla massaggiatrice, ti irrigidivi dal Botox. Non avevo il coraggio di dirtelo, ma i nostri viaggi erano diventati un incubo: tu subito alla Spa, io solo a visitare monumenti. Mi sentivo solo, anche con te. Ho ancora un po’ di vita da vivere, non posso pensare solo al giorno della sconfitta. Con lei faccio progetti, viaggiamo leggeri, senza alberghi di lusso. Siamo stati in Africa, forse sotto le stelle è nato nostro figlio…”
Non l’ho lasciato finire. Il pianto mi stringeva la gola, ma non volevo mostrarmi fragile. Sandro ha aggiunto: “So che è terribile, ma non ti abbandono. Ho solo bisogno di un nuovo orizzonte, di una prospettiva diversa”.
Sono rimasta seduta, la tazza del caffè tra le mani tremanti. E, quasi senza rendermene conto, gli ho proposto: “Resta con me durante la settimana, visto che lavori ancora a Roma, e vai da lei nel fine settimana. Io non so vivere senza di te”. Avrei voluto urlargli addosso tutto il mio dolore, ma mi sono trattenuta. Sentivo in bocca un sapore amaro, sapevo che avrei bevuto un calice ancora più amaro, ma gli ho promesso che non lo avrei ostacolato, che sarebbe stato libero di andare da lei, di viaggiare con lei.
Sapevo che stavo firmando un patto diabolico, che mi avrebbe distrutta. Ma non volevo perderlo del tutto, volevo restare sua moglie agli occhi del mondo. E Sandro, come tanti uomini, ha accettato. È la soluzione più comoda, la migliore per tutti, dice lui. Io abbasso la testa, accecata dalle lacrime, e penso: oggi è così, domani… chissà
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