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“Non mi sono mai fatto comandare da una donna”: la frase choc del sindaco di Trieste in consiglio



Un episodio controverso ha scosso il Consiglio comunale di Trieste, dove il sindaco Roberto Dipiazza, esponente di Forza Italia, ha suscitato indignazione con una frase sessista rivolta alla consigliera del Movimento 5 Stelle, Alessandra Richetti. Durante una seduta caratterizzata da tensioni politiche, Dipiazza ha affermato: “Non mi sono mai fatto comandare da una donna, tanto meno da te.” Le sue parole, pronunciate in un contesto già acceso, hanno scatenato proteste da parte dell’opposizione, che ha bloccato temporaneamente i lavori del Consiglio.



L’incidente è avvenuto durante una discussione su un progetto controverso riguardante la cabinovia urbana, nota come Ovovia. Questo progetto ha generato forti dibattiti, specialmente in vista dell’approvazione del bilancio. L’opposizione di centrosinistra ha espresso ripetutamente le proprie critiche, e anche all’interno del centrodestra ci sono state tensioni, tanto che la risoluzione sui fondi per l’Ovovia, pari a 30 milioni di euro, è stata approvata senza il sostegno di Forza Italia.

Durante la lunga seduta, che ha visto un dibattito protratto per quasi sette ore, Richetti ha preso la parola per evidenziare i limiti del progetto, presentando un’illustrazione con foglietti divisi in due scatole, una contrassegnata con la scritta “Problemi” e l’altra con “Ovovia”. Dopo un intervento del sindaco, che ha tentato di attaccare l’opposizione e trovare un accordo interno, Richetti ha chiesto di intervenire nuovamente. “Io ritengo che un sindaco che si rivolge ai consiglieri qui presenti dicendo ‘quell’altra è arrivata con le scatole’, è una delegittimazione del nostro modo di fare politica,” ha dichiarato, prima che il suo microfono venisse spento dal presidente del Consiglio comunale, Francesco Di Paola Panteca.

Nonostante il tentativo di Panteca di mantenere l’ordine, Dipiazza ha reagito alzandosi in piedi e ripetendo la sua frase sessista, il che ha ulteriormente alimentato le proteste dell’opposizione. Il sindaco, dopo aver pronunciato le sue parole, si è seduto sorridendo, mentre il presidente del Consiglio invitava i membri a mantenere il rispetto reciproco.

Roberto Dipiazza è sindaco di Trieste da oltre vent’anni, con due mandati tra il 2001 e il 2011 e altri due attualmente in corso, iniziati nel 2016 e rinnovati nel 2021. È un esponente di Forza Italia fin dal 1996 e, durante il periodo in cui non ha guidato la città, è stato eletto consigliere comunale e successivamente consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia. Anche se ha avuto un breve distacco da Forza Italia per candidarsi al Parlamento europeo con il Nuovo Centrodestra, è tornato al partito nel 2016, vincendo nuovamente le elezioni a sindaco.

Il sindaco ha anche avuto visibilità a livello nazionale: nel 2006, durante le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica, ricevette tre voti nell’ultimo scrutinio, lo stesso avvenne nel 2022 con quattro voti. La sua lunga carriera politica, tuttavia, è ora messa in discussione a causa delle sue dichiarazioni controverse, che hanno suscitato un ampio dibattito sulla misoginia e sul rispetto nel linguaggio politico.

L’episodio ha sollevato interrogativi sulla cultura politica e sul trattamento delle donne in posizioni di potere. Le parole di Dipiazza sono state interpretate come un riflesso di atteggiamenti sessisti che persistono nel dibattito pubblico e politico italiano. La reazione dell’opposizione e dei cittadini evidenzia una crescente intolleranza verso tali comportamenti, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale all’interno delle istituzioni.

La polemica ha anche riacceso il dibattito sull’importanza della rappresentanza femminile nella politica e sulla necessità di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo per tutte le voci. La risposta della comunità e dei gruppi femministi è stata immediata, con richieste di scuse ufficiali da parte del sindaco e di un impegno concreto per promuovere il rispetto e la dignità nel linguaggio politico.



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