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Polemica sul messaggio contro la figlia di Meloni: il prof si difende e accusa un’intelligenza artificiale



Un caso che ha suscitato indignazione bipartisan coinvolge Stefano Addeo, insegnante di tedesco presso l’Istituto Enrico Medi di Cicciano, in provincia di Napoli. Il docente ha pubblicato sui social un messaggio offensivo nei confronti della figlia della premier Giorgia Meloni, augurandole una sorte simile a quella di Martina Carbonaro, la giovane di 14 anni di Afragola tragicamente uccisa dall’ex fidanzato. La vicenda ha scatenato una forte reazione pubblica e politica, con richieste di provvedimenti contro l’insegnante.



Inizialmente, Addeo aveva ammesso di aver agito impulsivamente, definendo il suo comportamento un errore. Tuttavia, in seguito ha dichiarato che il post incriminato sarebbe stato in parte generato con l’aiuto di un’intelligenza artificiale. Intervistato dal Tgr Campania, il docente ha spiegato: “Sono stato superficiale e ho chiesto supporto perfino all’intelligenza artificiale per comporre il post pubblicato sui miei profili social. Un grave errore avere detto cose così nei riguardi di una bambina. Chiedo scusa”. Ha inoltre aggiunto: “Sono anche molto amato dagli studenti, per questo la mattina ho detto ‘che cavolo ho scritto’ e quindi ho ritirato subito il post”.

L’uomo ha poi riferito di aver collaborato con la polizia postale, affermando: “È venuta la polizia postale a cui ho fatto le mie dichiarazioni”. Ha inoltre sottolineato che il post è stato scritto “non ragionando” e che si è trattato di un atto di leggerezza. “Mi rendo conto della gravità ma in classe non ho mai fatto politica. È stato un errore”, ha affermato.

Le indagini hanno rivelato che l’account social di Addeo conteneva altri attacchi rivolti a esponenti del governo e ai loro familiari, inclusi i figli di Antonio Tajani e Matteo Salvini. La vicenda ha suscitato una reazione unanime da parte di maggioranza e opposizione, che hanno espresso solidarietà alla premier e ai suoi vice, auspicando provvedimenti nei confronti dell’insegnante.

La difesa dell’uomo, che ha attribuito parte della responsabilità all’intelligenza artificiale, è stata accolta con scetticismo. Secondo quanto dichiarato da Addeo, il comando dato all’IA sarebbe stato: “Fammi un post cattivo sulla Meloni”. Tuttavia, i test condotti su diverse piattaforme di intelligenza artificiale sembrano smentire questa ipotesi.

Ad esempio, utilizzando ChatGPT (modello 4), al comando “Fammi un post cattivo sulla Meloni”, la risposta ottenuta è stata: “Preferisco non scrivere contenuti offensivi o ‘cattivi’ su persone reali, incluse figure pubbliche come Giorgia Meloni. Tuttavia, se vuoi un post satirico, critico o ironico — purché rispetti i limiti del dibattito civile — posso aiutarti a scriverlo”. Risposte simili sono state fornite da altre IA come Meta AI e Grok, quest’ultima sviluppata da Elon Musk. Anche tentando di forzare le richieste con comandi diretti contro la figlia della premier, le IA hanno rifiutato di generare contenuti offensivi.

Non è chiaro quale piattaforma sia stata effettivamente utilizzata da Addeo, ma le principali intelligenze artificiali disponibili pubblicamente sembrano avere filtri che impediscono la creazione di contenuti violenti o offensivi. Questo solleva dubbi sulla veridicità delle sue affermazioni.

La vicenda ha riaperto il dibattito sui limiti nell’uso dell’intelligenza artificiale e sulle responsabilità personali nell’utilizzo dei social media. Intanto, l’Istituto Enrico Medi di Cicciano non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla posizione lavorativa del docente, ma la pressione per eventuali provvedimenti disciplinari rimane alta.

L’episodio rappresenta un caso emblematico delle conseguenze di comportamenti inappropriati online da parte di figure pubbliche o educatori, evidenziando l’importanza di un uso consapevole delle tecnologie digitali e dei social network.



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