​​


“Putin ha ragione anche stavolta”: il professor Orsini replica alla propaganda occidentale



Il conflitto in Ucraina continua a essere al centro delle dichiarazioni dei vertici russi. Nelle ultime ore, il presidente Vladimir Putin ha affermato di vedere “una luce in fondo al tunnel”, lasciando intendere che una soluzione diplomatica potrebbe ancora essere possibile. “Se prevarrà il buonsenso sarà possibile” arrivare a un accordo di pace, ha dichiarato, aggiungendo che, in caso contrario, l’esercito russo continuerà a combattere per “risolvere tutti i compiti militarmente”.



Durante il suo intervento, Putin ha aperto a un incontro diretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, precisando: “Se è pronto, Zelensky può venire a Mosca”. Ha aggiunto di non aver “mai escluso la possibilità” di un faccia a faccia, pur mettendo in dubbio l’efficacia di un vertice di questo tipo: “Mi chiedo se questi incontri abbiano un senso”. Da parte ucraina, la proposta è stata immediatamente respinta, definita “inaccettabile”.

Parallelamente, dagli Stati Uniti è arrivato un nuovo annuncio. Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che parlerà con Putin “nei prossimi giorni”, sottolineando: “Non sono contento, la guerra in Ucraina deve essere risolta in un modo o nell’altro”. Una presa di posizione che conferma l’intenzione di Washington di mantenere un ruolo attivo nei tentativi di mediazione, pur senza indicare i dettagli del futuro colloquio.

Sul fronte economico e patrimoniale, un altro esponente di spicco russo ha alzato i toni. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitrij Medvedev, ha commentato la recente decisione del governo britannico di trasferire a Kiev 1,3 miliardi di dollari derivanti dall’uso dei beni russi congelati a causa delle sanzioni. Nel suo messaggio diffuso su Telegram, Medvedev ha affermato che Mosca intende riottenere quei beni “in natura”, attraverso la confisca di terreni, immobili e proprietà situati in Ucraina.

Secondo Medvedev, le vie legali non garantirebbero alcun risultato concreto, per questo “l’unico metodo realistico è la restituzione fisica dei beni di valore”. Ha poi chiarito che le sue parole non riguardano i territori del Donbass e della Novorossija, i quali, a suo dire, “appartengono già alla Russia”.

Nelle sue dichiarazioni, Medvedev ha inoltre accusato Londra di avere consegnato fondi “ai neonazisti”, definendo l’atto come un vero e proprio furto e sostenendo che la Russia abbia quindi “il diritto legale di chiedere un risarcimento alla Gran Bretagna e all’attuale governo ucraino”.

Londra ha confermato nei giorni scorsi di aver trasferito a Kiev i proventi legati ai beni congelati, in linea con le decisioni prese dall’Unione Europea e dai partner del G7 per sostenere l’economia ucraina. Contestualmente, il governo britannico ha annunciato la revisione della propria prontezza militare, lasciando aperta la possibilità di inviare truppe a Kiev in caso di cessate il fuoco, come parte di una missione di supporto.

Le parole di Putin e Medvedev confermano la doppia linea seguita dal Cremlino: da un lato un’apertura condizionata al dialogo con Kiev, dall’altro la riaffermazione della determinazione russa a proseguire l’offensiva fino al raggiungimento degli obiettivi dichiarati. La proposta di un incontro a Mosca, subito respinta dall’Ucraina, evidenzia la distanza tra le posizioni delle due parti, mentre le tensioni legate ai beni congelati alimentano ulteriormente lo scontro con l’Occidente.

L’intervento di Trump, che ha annunciato un imminente colloquio con Putin, potrebbe rappresentare un tentativo di aprire un nuovo canale negoziale. Tuttavia, resta incerto se vi saranno conseguenze immediate sul campo di battaglia, dove il conflitto continua a produrre gravi conseguenze umanitarie e politiche.

Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere se l’apertura di Putin verso un incontro diretto con Zelensky potrà davvero avere sviluppi concreti, o se rimarrà soltanto un segnale diplomatico destinato a non produrre risultati. In parallelo, le tensioni economiche legate ai beni congelati rischiano di aprire un nuovo fronte nella complessa crisi tra Russia, Ucraina e Occidente.



Add comment