Sergiy Stakhovsky ha vissuto una vita di successi nel tennis, raggiungendo il 31° posto nel ranking mondiale e vincendo quattro titoli, incluso un memorabile incontro contro Roger Federer a Wimbledon. Tuttavia, la sua esistenza ha preso una direzione inaspettata quando ha deciso di indossare la mimetica per difendere la sua patria, l’Ucraina, dall’invasione russa. A 39 anni, Stakhovsky si trova ora a fronteggiare una realtà difficile, avendo dovuto rinunciare alla sua famiglia e ai suoi affetti.
Uno dei suoi desideri più profondi è quello di rivedere sua moglie, con la quale ha perso i contatti all’inizio del conflitto. “Vorrei rivedere mia moglie e chiederle perdono”, ha dichiarato in un’intervista a L’Equipe. Nonostante il desiderio di tornare dalla sua famiglia, Stakhovsky è risoluto nel suo impegno: “Decidi di fare ciò che è giusto e proteggere ciò che è buono, oppure non lo fai affatto. È dura, ma è così”. La sua scelta di rimanere in guerra è dettata dall’amore per l’Ucraina, anche se ciò comporta sacrifici enormi, come vedere i suoi tre figli solo una volta ogni sei mesi.
I figli di Stakhovsky, di 6, 10 e 11 anni, sono troppo giovani per comprendere appieno la situazione. “Cerco di spiegarglielo, ma non capiscono perché lo faccio”, ha aggiunto, evidenziando la difficoltà di comunicare con loro in un momento così delicato. La separazione dalla famiglia pesa su di lui, ma è fermamente convinto che la sua missione sia fondamentale per il futuro del suo paese.
Pur non temendo per la propria vita, Stakhovsky è consapevole del rischio che corre ogni giorno. “Pronto a morire per la patria? È ovvio, altrimenti non sarei qui”, ha affermato. Tuttavia, ha anche riconosciuto che l’abitudine all’orrore è una triste realtà: “Purtroppo ci si abitua all’orrore, perché gli esseri umani si abituano a tutto”. La vita in Ucraina è segnata da esplosioni quotidiane e da una continua sensazione di vulnerabilità, ma lui e i suoi compatrioti cercano di mantenere la speranza, dicendo a sé stessi: “Non sarò io”.
Riguardo al suo ruolo al fronte, Stakhovsky ha spiegato che le sue mansioni sono cambiate nel tempo. “Ultimamente la mia vita in prima linea è leggermente cambiata. In ogni caso, le missioni assegnate alla mia unità sono cambiate”. Le missioni ora sono brevi e durano solo tre o quattro giorni, dopo di che la sua unità torna a Kiev. Sebbene non possa rivelare dettagli specifici, ha sottolineato che il lavoro della sua unità ha un impatto significativo sull’economia russa.
Un’altra fonte di amarezza per Stakhovsky è la percezione dei rapporti tra l’Ucraina e gli Stati Uniti, che secondo lui sono deteriorati rispetto agli accordi iniziali. Non si aspettava che il conflitto si prolungasse per anni, e questo ha avuto ripercussioni anche sull’opinione pubblica. “Il mondo dimentica? Non direi, il problema è che ci si abitua”, ha osservato, evidenziando come le persone siano costrette a continuare con le proprie vite quotidiane nonostante l’orrore che li circonda.
Stakhovsky ha invitato a riflettere su come ognuno reagirebbe in una situazione simile. “Immaginate se ciò accadesse in Francia, cosa faresti: scapperesti in un altro Paese o rimarresti lì a combattere?” Questa domanda sottolinea la complessità delle scelte che le persone devono affrontare in situazioni di guerra. Ha affermato che non si possono giudicare le persone che decidono di fuggire, poiché ogni individuo vive la propria realtà e prende decisioni in base alle circostanze.
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