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Uno studio dell’Università di Oxford rivela che il Long Covid può influenzare negativamente il quoziente intellettivo anche anni dopo l’infezione, con sintomi cognitivi tardivi



Una recente indagine condotta dall’Università di Oxford ha portato alla luce nuovi dati riguardanti gli effetti a lungo termine del Long Covid, una condizione che può colpire coloro che hanno contratto il virus SARS-CoV-2. Lo studio ha coinvolto quasi 500 individui che, a distanza di anni dalla prima infezione, hanno continuato a manifestare sintomi associati a questa sindrome. Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dalla ricerca è l’impatto sulla capacità cognitiva, in particolare sul quoziente intellettivo.



Il Long Covid è ormai una realtà ben conosciuta. Questa sindrome può persistere per settimane o mesi dopo l’infezione iniziale e si manifesta con una serie di sintomi, tra cui la “nebbia mentale”, un fenomeno che causa confusione e difficoltà cognitive. Diversi studi hanno tentato di comprendere le cause e i meccanismi dietro questi sintomi, ma la ricerca condotta dall’Università di Oxford e dall’Università di Leicester ha scoperto che il Long Covid può avere effetti anche molto tempo dopo la guarigione dall’infezione iniziale.

Pubblicata su Lancet Psychiatry, la ricerca ha coinvolto 475 persone affette da Long Covid al momento dello studio o che lo avevano avuto in passato. Gli studiosi hanno voluto misurare l’impatto della sindrome sulla salute fisica e cognitiva dei partecipanti. Per farlo, hanno interrogato i soggetti su vari aspetti della loro vita quotidiana, chiedendo se avessero sperimentato sintomi come ansia, depressione, affaticamento e problemi di memoria.

Data l’impossibilità di conoscere il livello delle prestazioni cognitive dei partecipanti prima dell’infezione, i ricercatori hanno sottoposto i soggetti a test per misurare il quoziente intellettivo (QI). I risultati sono stati poi confrontati con i valori medi specifici per la fascia d’età di appartenenza. È emerso che anche a distanza di due o tre anni dall’infezione, le persone colpite da Long Covid ottenevano risultati nei test cognitivi inferiori rispetto alla media per la loro età. In particolare, il loro QI risultava essere circa dieci punti sotto il valore atteso.

La ricerca ha inoltre rilevato che molti partecipanti soffrivano di altre condizioni: circa una persona su cinque ha dichiarato di avere depressione, una su quattro problemi di memoria e sensazione di affaticamento, mentre l’ansia era comune a una persona su otto. L’impatto del Long Covid si è fatto sentire anche nella sfera lavorativa: più di un quarto dei partecipanti ha dovuto cambiare lavoro per motivi di salute, principalmente a causa delle difficoltà cognitive piuttosto che per problemi psicologici come ansia o depressione.

Un aspetto particolarmente significativo dello studio riguarda la durata della sindrome. Molti partecipanti hanno riportato sintomi già sei mesi dopo l’infezione, ma in alcuni casi questi erano presenti anche dopo due o tre anni. Inoltre, alcuni sintomi sembrano emergere solo a distanza di anni, soprattutto nelle persone che avevano già sperimentato il Long Covid poco dopo l’infezione iniziale. Secondo i ricercatori, “ciò suggerisce che i sintomi precoci possono anticipare problemi successivi e più gravi”.

Questi risultati sollevano importanti questioni riguardo alla gestione del Long Covid e al supporto necessario per le persone affette. La scoperta che il quoziente intellettivo possa essere influenzato anche a lungo termine sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno le implicazioni della sindrome e sviluppare strategie efficaci per mitigare i suoi effetti.



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