Mangia sushi al ristorante poi prende un’ infezione, mano amputata



Mangia del sushi e si ritrova con una mano tagliata, una tragica vicenda. Molti di noi amano mangiare questo tipo piatto venuto dall’oriente, fortunatamente non succede spesso di avere questo tipo di reazioni allergiche.



Il sushi infatti, non è così innocuo come molti pensano, consumare del pesce crudo avvolto può essere pericoloso, si può imbattersi a reazioni allergiche come è successo ad un uomo settantunenne del sud Corea.

La globalizzazione ha portato l’Italia ad apprezzare anche la cucina asiatica e, oggigiorno, il sushi è uno dei piatti preferiti dagli abitanti del Bel Paese. Ma occhio perché mangiare pesce crudo può portare a delle conseguenze inaspettate. Come nel caso di un anziano signore di 71 anni: una cena a base di sushi insieme ai suoi familiari si trasforma in un’autentica tragedia.

In un caso clinico pubblicato dal New England Journal of Medicine, l’infezione è stata identificata come vibrio vulnificus, e i chirurghi hanno tentato di estrarlo e trattarlo con diversi antibiotici.

La vibriosi causa circa 80.000 malattie e 100 decessi negli Stati Uniti ogni anno, secondo quanto riferito dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). Oltre a mangiare pesce crudo o poco cotto, i pazienti possono anche contrarre l’infezione esponendo una ferita all’acqua di mare.

Le misure preventive comprendono il lavaggio accurato delle mani dopo aver maneggiato i frutti di mare crudi e l’assenza di acqua salmastra o salata in caso di ferite aperte. Il rapporto, che non ha rivelato un lasso di tempo per il caso del paziente senza nome, ha osservato che la sua storia medica lo ha lasciato a un rischio particolarmente elevato di infezione.

Nonostante i trattamenti, le vescicole sono passate alle ulcere profonde e l’infezione si è diffusa lungo il suo braccio. Da qui la decisione di procedere con l’amputazione.

I vibrioni sono germi Gram-negativi molto comuni in ambienti acquatici. Molti di questi microrganismi sono del tutto saprofiti e presenti negli strati superficiali del terreno ed acque. Altri sono invece potenzialmente patogeni per l’uomo sia per consumo di alimenti inquinati che per contagio diretto tramite piccole ferite. Tutti i prodotti della pesca ed in particolare molluschi e crostacei sono tra gli alimenti più a rischio di infezione e la loro presenza è collegata a fenomeni di inquinamento. Si tratta di microrganismi tendenzialmente poco resistenti alle condizioni ambientali avverse e che sono facilmente inattivati dai vari trattamenti di conservazione cui possono essere sottoposti gli alimenti (cottura, disidratazione, essiccamento, aggiunta di sostanze acide, etc.). Mentre la maggior parte degli appartenenti al genere Vibrio non determinano malattia, le specie patogene che suscitano maggiormente preoccupazione per i consumatori di frutti di mare sono: Vibrio parahaemolyticus, Vibrio vulnificus e Vibrio algynoliticus. Il primo una volta ingerito attraverso il consumo di molluschi e crostacei crudi o poco cotti, può causare gastroenterite entro 24 ore e la malattia può durare fino a tre giorni. L’effetto patogeno avviene per la produzione di due tossine.  Nelle tossinfezioni da V. cholerae e parahaemolyticus non vi è evidenza di una produzione di tossine preformate nell’alimento ed è necessaria una elevata carica microbica per scatenare l’evento tossinfettivo. La dose infettante può essere però notevolmente ridotta se, per esempio, vi è contemporanea assunzione di sostanze antiacido. Vibrio vulnificus di solito non determina sintomi clinici in persone in buona salute, ma può causare gastroenteriti e setticemie in soggetti ad alto rischio come quelli con malattia epatica o con un sistema immunitario indebolito. Vibrio algynoliticus è uno dei germi responsabili della produzione di tetradotossina.

Vibrio cholerae Agente eziologico di epidemie e pandemie gastroenteriche soprattutto nei paesi che sono per tradizione forti consumatori di pesce crudo (Giappone, India, America latina ecc.). Ma tale patologia, che si caratterizza con una diarrea profusa incolore e biancastra – si parla infatti di “feci ad acqua di riso”-, è stata negli anni passati descritta anche nel nostro paese, in conseguenza del lavaggio dei prodotti della pesca con acque non idonee o per consumo di MEL raccolti da acque non autorizzate. La patogenicità di V. cholerae sierogruppo O1 è legata alla produzione della tossina colerica (CT). Mutanti di V. cholerae privi di tale tossina sono ancora in grado di causare diarrea ma in questi casi la patologia è indotta da una seconda tossina simile a quella di Shigella. Nell’ambito di V. cholerae esisitono ceppi non appartenenti al sierogruppo O1 causanti fenomeni gastroenterici per lo più isolati e mai fino ad ora coinvolti in epidemie; tali ceppi sono stati definiti V. cholerae non O1. Studi sperimentali hanno dimostrato la produzione di una tossina simile a quella colerica. Nell’ambito di V. cholerae esistono ceppi non appartenenti al sierogruppo O1 bensì al sierogruppo O139, con caratteristiche di patogenicità in vivo ed in vitro e coinvolti in episodi epidemici. Tali ceppi sono stati definiti V. cholerae O139 ed in essi è stata isolata una tossina analoga a quella colerica classica.

Aeromonas spp. Microrganismo Gram-negativo appartenente alla famiglia Vibrionaceae. A. hydrophila, A. sobria, A. veronii biot. veronii sono state identificati quali agenti eziologici di patologie umane. Risulta cosmopolita dei sistemi acquatici grazie alla capacità di sopravvivenza a diverse condizioni ambientali: è presente nei fiumi, laghi, acque marine (soprattutto costiere) e nelle acque di scarico. Possiede diversi fattori di virulenza ma non è ancora chiarito come tali fattori contribuiscano alla patogenicità del microrganismo Le patologie associate ad Aeromonas possono avere localizzazione intestinale ed extraintestinale: in questo caso si possono avere setticemie, meningiti, infezioni da ferite che possono esitare anche nella morte del paziente quando esso risulti immunocompromesso. Finora sono stati segnalati solo casi isolati e mai episodi epidemici da attribuire con certezza a questo microrganismo. Generalmente provoca diarrea con feci acquose o diarrea con contemporanea emissione di sangue e muco nelle feci. Entrambe le patologie sono comunque autolimitanti e si risolvono nel giro di 24-48 h. Non vi è produzione di tossina preformata negli alimenti. Per scatenare l’evento tossinfettivo è necessaria una elevata carica del microrganismo sull’alimento. I fattori che contribuiscono a rendere questo microrganismo particolarmente insidioso negli alimenti sono la capacità di crescita a basse temperature e la resistenza ad alcuni disinfettanti comunemente utilizzati come il cloro. Una ricerca routinaria di tale microrganismo nelle feci, alimenti ed acque non viene attualmente condotta in Italia. Strategie di controllo sono il consumo esclusivamente dopo cottura adeguata, l’assenza di ricontaminazioni crociate post-cottura, la conservazione a 4°C fino al momento del consumo in quanto, nonostante la psicrofilia del germe, le basse temperature rallentano comunque la moltiplicazione ed allungano quindi il tempo necessario al raggiungimento delle concentrazioni a rischio per la tossinogenesi.

Una passione comune a molti giovani d’oggi è quella di consumare #sushi e salmone crudo, considerati in giro per il mondo come alimenti che ‘fanno moda’. Il dottor Kenny Banh, della California, ha riportato il caso dicendo che il paziente si era recato in ospedale perché aveva da qualche giorno una diarrea sanguinolenta. È proprio da addossare al pesce crudo il proliferarsi del verme che per mesi ha trovato il suo habitat ideale ed è stato ucciso solamente dalla terapia farmacologica. Un’autodiagnosi che ha un po’ insospettito Banh, finché l’uomo non ha aperto un sacchetto della spesa che aveva con sé.

Ha davvero dell’incredibile la storia che stiamo per raccontarvi che ha come protagonista un uomo di Fresno California il quale si sarebbe recato dal medico dopo avere sofferto per mesi di fortissimo mal di pancia e vari attacchi di diarrea sanguinolenta. Ma cosa è accaduto all’uomo per poter soffrire di questi disturbi così in modo violento? L’uomo è ricorso al pronto soccorso perché lamentava una continua diarrea e dei fortissimi mal di pancia e così andando ad indagare i medici avrebbero scoperto qualcosa di davvero disgustoso. L’uomo aveva Infatti portato con sé un sacchetto della spesa dove all’interno vi era una lunghissima Tenia di 1,6 metri. L’uomo sarebbe arrivato ad estrarre dal proprio corpo un verme solitario lungo come abbiamo visto quasi un metro in mezzo e si trovava proprio in bagno quando improvvisamente ha visto qualcosa di strano uscire assieme alle sue feci e dopo averlo fatto uscire tutto, lo ha avvolto in un  cartone utilizzato nei rotoli di carta igienica, lo ha portato al centro medico regionale della comunità di Fresno.

Ad analizzarlo è stato il dottor Kenny Bahn il qual lo ha analizzato spiegando che il paziente aveva sofferto di una diarrea sanguinolenta e per il quale aveva deciso di ricevere un trattamento contro la tenia ovvero il verme solitario. Solo a quel punto il paziente avrebbe confessato di aver fatto negli ultimi anni un largo uso di sushi al salmone crudo che mangiava quasi tutti i giorni. “Mangio salmone crudo quasi ogni giorno”, ha dichiarato, e questo è stato il rivoltante risultato. Al paziente è stato somministrata una pillola per il trattamento che escluderebbe il resto del parassita che si trova all’interno del suo corpo.

Se vi state chiedendo come sia stato possibile vi Diciamo che in genere i vermi sono sempre più frequenti e che nella maggior parte dei casi non sono pericolosi Ma si possono accompagnare a disturbi molto Severi. Il verme solitario è un parassita pluricellulare rientrante tra i vermi intestinali ovvero quei parassiti vermi formiche possono invadere l’intestino dell’organismo ospite. Per la diagnosi della tenia si procede effettuando un esame colturale delle feci. I sintomi principali dell’ infezione sono i seguenti ovvero diarrea, inappetenza, episodi di nausea, di vomito stitichezza, dolore ombelicale o epigastrico e dimagrimento.

Si tratta di una patologia che non dovrebbe essere sottovalutata proprio perché il verme solitario può raggiungere anche altri organi danneggiandoli. Ma non finisce qui perché l’esordio potrebbe essere fatale, qualora la tenia colpisce anche il cervello. Nel caso specifico, il medico pare abbia sottoposto immediatamente il paziente ad una specifica cura farmacologica che avrebbe debellato il verme presente nel suo intestino.Il protagonista di questa storia pare si sia imbattuto in un pesce non correttamente conservato, visto che sono sufficienti circa 24-48 ore di congelamento a meno 18 gradi per poter debellare il parassita.



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