Ragno Violino: il suo morso può uccidere? cosa dicono gli esperti



Si susseguono gli attacchi attribuiti alla piccola aracnide. Ecco cosa dice il tossicologo Da Bomarzo, nel viterbese, ad Olbia, passando per l’epicentro della psicosi: le periferie di Roma. L’estate italiana è segnata da un nuovo caso, quello del ragno violino, un piccolo aracnide di pochi millimetri a cui si attribuiscono diversi morsi con conseguenze più o meno gravi.



Il crescendo di attacchi all’uomo da parte sua sarebbe da ricondurre all’aumento delle temperature. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, parla di tante segnalazioni.

“Il suo morso – afferma il medico a La Voce del Trentino – porta prurito, bruciore e arrossamento nel giro di due o tre giorni dalla puntura”. La pericolosità del suo morso starebbe nel fatto che può veicolare batteri anaerobi che, a loro volta, “possono provocare danni alla cute, danni muscolari, renali fino a emorragie”.

Il racconto di una donna romana. Il caso più eclatante di morso del ragno violino è venuto alla luce ieri, quando NewsMediaset ha raccolto la testimonianza di una donna romana che ha avuto a che fare con l’animale oltre un mese fa.

Inizialmente credeva fosse la puntura di una zanzara, salvo poi accorgersi che si trattava di qualcosa di diverso, per cui è stata necessaria una terapia antibiotica.

“La caviglia era diventata enorme e anche sotto il mento tutto ingrossato”, spiega la donna. “La cosa peggiore è stato il malessere generale – aggiunge. – Vedevo annebbiato, avevo sbandamenti e tanta stanchezza”. “E ancora oggi – conclude, – a distanza di un mese dalle punture, il mal di gola persiste”.

Altri esami le confermeranno se il pericolo streptococco, il batterio trasmesso dai morsi del ragno violino e che può intaccare organi interni come cuori, reni, polmoni, è scampato.

Le rassicurazioni del tossicologo. Ma il ragno violino può uccidere? In tanti in queste ore se lo stanno chiedendo. “Nel 2015 e nel 2017 – spiega  Maurizio Paolo Soave del Centro Antiveleni del Policlinico Gemelli – si sono verificati due decessi in Italia che, inizialmente attribuiti al morso di un ragno violino, sono stati poi riconosciuti come causati dalle gravi patologie preesistenti dei due pazienti.

Non esistono quindi al momento dati che comprovino che il morso del ragno violino è potenzialmente mortale per individui sani”. Soave sottolinea inoltre che il ragno violino “è un animale schivo e solitario.

Non attacca e si difende solo se disturbato” ed è un insetto da sempre presente nel Lazio e in Italia e casi di morsi sono da sempre raccolti e documentati dai Centri Antiveleni.

Se si sospetta di essere stati morsi dal ragno, cosa fare? Soave spiega che non ci sono trattamenti farmacologici specifici: “nei rari casi in cui si manifestano lesioni significative (necrosi) il trattamento è supportivo e sintomatico e farmacologico (antibiotici, cortisonici).

In altri rari casi può essere necessaria la toilette chirurgica della lesione”. Il tossicologo invita poi a “non allarmarsi recandosi nei pronti soccorso”.

Piuttosto, il suo consiglio è a “consultare un Centro Antiveleni descrivendo le circostanze dell’esposizione e i segni e sintomi eventualmente presenti; solo successivamente e in alcuni casi potrà essere necessaria la visita da medica”. Fonte: interris

Tra i ragni che rivestono importanza medica in Italia, il Loxosceles rufescens – noto anche come ragno violino o ragno eremita – è un piccolo ragno sinantropico, che in caso morda accidentalmente l’uomo inocula enzimi i cui effetti locali e/o sistemici possono essere gravi, avendo una azione necrotica.

“Non dobbiamo creare allarmismi, ma ultimamente la presenza di questo ragno è più diffusa, a causa del cambiamento climatico a cui stiamo assistendo, soprattutto dell’aumento delle temperature in inverno. Se in precedenza il suo habitat naturale erano le zone costiere ora è osservabile in tutte le stagioni anche nelle abitazioni del Nord Italia” – chiarisce a M.D. Franca Davanzo, Direttore del Centro Antiveleni dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, il centro che ha raccolto il maggior numero di casi nel nostro Paese. “Il paziente che si presenta all’attenzione del Mmg con sospette lesioni che abbiano caratteristiche diverse rispetto ai soliti pomfi che si verificano in seguito a morsicature di ragni dovrebbe essere inviato a un centro antiveleni” – raccomanda l’esperta.

Meccanismi
I danni causati dal morso del Loxosceles rufescens sono dovuti a due meccanismi concomitanti. II veleno contiene enzimi in grado di attaccare i tessuti provocandone la necrosi. Inoltre può causare effetti sistemici con febbre, aumento delle dimensioni dei linfonodi, cefalea, tachicardia ed alterazione degli esami di laboratorio.
“Alcuni individui di Loxosceles ospitano però come simbionti particolari germi (Clostridium) in cavità orale, che si sviluppano bene in ambienti privi di ossigeno, e anche da soli, insediandosi su lesioni conseguenti a traumi, possono causare gravi patologie; la loro azione provoca infatti il dissolvimento dei tessuti, il che in questo caso agevola il ragno che deve cibarsene. Quando questi germi vengono inoculati dal morso, trovano nei tessuti necrotizzati dal veleno un ambiente favorevole ove proliferare, aggravando considerevolmente il quadro clinico” – continua Davanzo.

Segni e sintomi
Il suo morso in un primo momento non viene avvertito o provoca un modesto fastidio e viene quindi facilmente sottovalutato.
“Nelle ore successive inizia a comparire una lesione arrossata (colorito dapprima rosso acceso e poi più scuro) con edema che tende ad estendersi, con prurito, bruciore e formicolii, dolore via via sempre più invalidante. La lesione nell’arco delle 48-72 ore successive può diventare necrotica e può ulcerarsi”.

Nei casi più gravi la necrosi può interessare anche estesamente i tessuti profondi, talvolta con compromissione permanente della muscolatura. Le immagini riportate sono rappresentative delle conseguenze del morso in un paziente milanese inviato nell’aprile 2017 dal proprio medico di famiglia al Centro Antiveleni di Niguarda, dove è stato trattato anche con ossigeno-terapia iperbarica con risoluzione del caso.

Se il morso interessa un arto è importate che sia in posizione di riposo, in elevazione per favorire il drenaggio dell’edema. È importante lavare la zona con abbondate abbondante acqua e sapone di Marsiglia eventualmente disinfettare (ipoclorito di sodio diluito allo 0,05% – amuchina). Oltre a sterilizzazione dell’ambiente, antibioticoterapia e antistaminici, la camera iperbarica agisce molto rapidamente e favorisce la guarigione in tempi relativamente brevi.



Lascia un commento