Charlene di Monaco deve riposare per guarire



Nonostante le difficoltà, la Festa nazionale era l’occasione per vivere un momento di comunione. Nei giorni delle celebrazioni, il principe sovrano Alberto II ci ha accordato questa intervista. In esclusiva, ci parla sia della salute della principessa Charlene sia della educazione dei figli, sia di altri temi come le sue battaglie per Monaco, la crisi sanitaria, i   cambiamenti climatici e le sue speranze per il 2022.



Altezza, che cosa rappresenta per lei la Festa nazionale? «Un momento unico di comunione, che permette ai monegaschi di riunirsi intorno alla mia famiglia e a me. È anche l’occasione privilegiata di rallegrarci tutti insieme del fatto che viviamo in uno Stato di piccole dimensioni, certo, ma che ha il vantaggio di essere stabile, prospero e in pace, e che, allo stesso tempo, ha saputo superare la pandemia, anche se dobbiamo restare estremamente vigili, tutti, ovunque ci troviamo, perché le cifre purtroppo stanno risalendo un po’ dappertutto».

Personalmente, lei come ha vissuto questo periodo? «È stato un periodo difficile per tutto il mondo. Si sente: c’è ovunque un gran nervosismo. Si sente anche una grande frustrazione. In molti ambiti, le persone non sono a loro agio. Sono inquiete. E quando ci sono inquietudine e incomprensione, si determinano delle reazioni forse esagerate rispetto a certe situazioni, a certi temi spinosi. Questo accentua le tensioni sul problema dei migranti e della violenza, ma ne usciremo.

Per questo bisogna restare uniti, calmi e rispettare le regole sanitarie, che non sono pensate per privare le persone della loro libertà, ma per incitarle a proteggere la loro salute. Non ci sono retropensieri politici o strategici. Non capisco le reazioni estreme. Vediamo emergere delle teorie complottiste stravaganti. Certe cose sarebbero possibili solo se avessimo fatto dei tali progressi psicologici da impiantare un microchip sotto la pelle con un vaccino.

Nonostante l’assenza della principessa Charlene, alla quale pensiamo tutti con grande forza in attesa del suo ritorno definitivo, mi rallegro che la Festa nazionale quest’anno abbia potuto riprendere la sua forma tradizionale alla quale la mia famiglia tiene molto, con il Te Deum nella cattedrale e la parata militare nella piazza del palazzo. La presenza del pubblico, seppure con la mascherina, ha permesso alla festa di essere praticamente uguale a quelle degli anni passati, con qualche novità, come lo spettacolo di droni luminosi che ha, nel cielo stellato, preso il posto dei fuochi d’artifìcio».

Lo stato di salute della principessa Charlene è al centro di mille voci… Come sta? «Charlene è veramente spossata. Uno spossamento generale, fìsico e morale. Al punto che abbiamo deciso insieme, d’accordo con i nostri familiari, che la cosa migliore era che lei potesse riposarsi con calma, fuori da Monaco, per motivi evidenti di riservatezza e di tranquillità, quindi all’estero. Un periodo terapeutico le permetterà di rimettersi definitivamente.

Al suo ritorno dal Sudafrica, lei stessa si era resa conto che il suo stato di fatica non le permetteva di fare fronte ai suoi doveri, e che aveva bisogno di aiuto. Per fortuna, e su questo punto voglio insistere visto che ho sentito alcune delle voci che girano, la principessa non soffre di alcuna malattia grave o incurabile. E allo stesso modo non è un problema di coppia. La nostra coppia non è assolutamente in pericolo, voglio essere chiaro su questo punto.

È veramente la conseguenza di tutte le operazioni che ha subito in questi mesi. Anche su questo punto devo ristabilire la verità: non c’è stato alcun intervento chirurgico estetico; sono stati unicamente dei problemi legati ai denti, alla deviazione del setto nasale e alla sinu-site… Non voglio infrangere il segreto medico, ma posso dire che solo la sfera otorinolaringoiatrica è stata coinvolta. Siccome questo non convince i media, ognuno si è lanciato nella sua piccola teoria e nel suo piccolo commento.

In questo periodo delicato, i miei figli e io stesso ci sentiamo molto sostenuti dalla nostra famiglia, a cominciare dalle mie sorelle. Siamo molto felici e grati per questa bella unità, di questo sostegno non solo dei parenti, ma anche dei nostri amici più stretti. Scalda il cuore. Charlene ha bisogno di calma, di riposo, di tranquillità e di pace. Bisogna che tutto il mondo comprenda questo. Lo dico con gentilezza: lasciatela tranquilla, lasciate tutti noi tranquilli per un po’».

In questo contesto così complicato, come stanno i gemelli Jacques e Gabriella? «Piuttosto bene. Certo, gli manca la mamma. Ma hanno reagito bene. Capiscono che la loro mamma ha bisogno di riposo per poterla ritrovare al meglio. La sostengono nella sua convalescenza mandandole moltissimo amore. Sanno anche che avranno molto presto dei messaggi da parte sua e che andremo a trovarla non appena sarà possibile.

La mia famiglia è la mia priorità: pur senza trascurare gli affari di Stato, io cerco di essere il più presente possibile per loro. Ciò che facilita le cose è che in questo periodo, per via della pandemia, Jacques e Gabriella frequentano la scuola a palazzo. Avevano ricominciato a seguire le lezioni nella loro scuola, la Francois d’Assise-Nicolas Bar-ré sulla Rocca, che avrebbero frequentato se la situazione fosse stata normale.

Ma poi gli abbiamo allestito una piccola classe a domicilio. Non sono soli, visto che quattro loro compagni, due maschi e due femmine, li hanno raggiunti con le stesse maestre e gli stessi insegnanti che avrebbero avuto nella loro scuola. Erano già stati confinati nel palazzo l’anno scorso, all’apice della crisi sanitaria. Abbiamo preso, con la principessa Charlene, questa decisione di adattare questa sistemazione in una sala più grande, in grado di ospitare sei bambini, quando abbiamo capito che la situazione sarebbe durata. Lo spazio è allestito come una classe normale, che si affaccia sul giardino. È un ambiente gradevole per dei bambini. Non appena ce ne saranno le condizioni, torneranno a frequentare la scuola in modo normale».

Nel 2022 si celebrerà il centesimo anniversario della scomparsa del “Principe scienziato”, il principe navigatore e oceanografo, il suo antenato Alberto I {primo). In che cosa il suo esempio la ispira? «Alberto I non è stato un principe come gli altri. Non è dove ti aspetti di trovarlo. Quando si studiano i suoi scritti, i suoi discorsi o i racconti sul suo conto, si scopre che è sempre stato innamorato della giustizia, del progresso, della verità scientifica, filosofica, morale e politica. La vastità della sua curiosità non smette di stupirmi. Lui si considerava come un “autodidatta formato all’università della curiosità”, una espressione molto bella.

Il suo caro amico, il compositore Jules Massenet, diceva di lui che voleva essere “un principe utile”. Alberto I lo è stato. Il suo discorso sugli oceani, pronunciato a Washington nel 1921, e rimasto celebre. Un secolo più tardi, quella analisi visionaria è sempre pertinente. Lui già evocava il rischio della pesca intensiva, dello sfruttamento eccessivo delle risorse a causa delle nuove tecnologie. Indicava le zone marine o terrestri da proteggere, e parlava della necessità di considerare uno sfruttamento più “durevole”, un termine che non era diffuso alla sua epoca. Aveva davvero questa idea in testa. Il suo discorso, trasportato nella nostra epoca, conserva una grande lungimiranza. E la sua battaglia rimane la mia, attraverso la mia fondazione che finanzia proprio dei progetti di protezione degli oceani. È più che mai urgente fare riconciliare l’umanità e il pianeta».

Il principe Alberto I è stato un innovatore anche sul piano politico: nel 1911, ha dato a Monaco una nuova Costituzione. Anche lei intende fare entrare Monaco in una nuova era?
«Monaco deve permanentemente adattarsi alle esigenze dell’epoca. Le nostre leggi devono continuare a evolversi, a modernizzarsi, soprattutto per metterci in regola con le norme internazionali. Così Monaco non può più essere al centro delle critiche per quanto riguarda il tema dei controlli finanziari, o del loro funzionamento approssimativo. Secondo tutti gli organismi di controllo, noi siamo usciti dalle liste nere e anche grigie.

Monaco ha fatto enormi progressi in molti campi, compreso quello della trasparenza. Abbiamo la volontà di fare entrare il Principato in una nuova dinamica, in una nuova era. Le nostre due punte di diamante attualmente sono la transizione energetica e la transizione digitale. E un piano che si estende su molti anni e che tocca molti settori, non solo la pubblica amministrazione. Va nel verso di una maggiore trasparenza e di una migliore efficienza. Questa transizione è entusiasmante».

Si dice che, per riuscirci, stia pensando di fare un rimpasto di governo. È vero? «L’arrivo di Pierre Dartout come nuovo ministro di Stato, cioè come primo ministro, non implica per forza un cambio di governo, ma è sicuramente arrivato il momento di modificare la squadra. Ci sono persone arrivate a fine carriera che occorre rimpiazzare. Così, in perfetta armonia con il ministro di Stato, abbiamo effettivamente pensato di apportare alcuni cambiamenti.

Non è una rivoluzione incredibile, è una normale evoluzione. Non si possono tenere le stesse persone al governo per decenni. Questo vale anche a palazzo. Ora il mio capo di gabinetto, il signor Georges Lisimachio, ha raggiunto l’età pensionabile e desidera ritirarsi: devo dunque cominciare a cercare una persona in grado di sostituirlo, e ne approfitterò per portare un po’ di “sangue nuovo”, per fare emergere dei nuovi talenti. Allo stesso modo, posso annunciare dei cambiamenti di ambasciatori, visto che non credo che sia positivo tenere troppo a lungo i diplomatici nello stesso posto».

Nel 2005, quando è salito sul trono, lei voleva fare di Monaco un modello per promuovere la solidarietà e la giustizia sociale, ma anche, aveva detto, per fare in modo che “l’etica sia sempre presente nei comportamenti delle autorità monegasche. L’etica non si divide. Soldi e virtù devono sempre andare di pari passo”. Ha raggiunto questo obiettivo?
«C’è ancora un po’ di strada da fare, ma è innegabile che dal 2005, insieme con il governo, abbiamo condotto una politica attiva in materia, soprattutto, di riciclaggio di denaro sporco, di finanziamento del terrorismo, di trasparenza e di cooperazione fiscale intemazionale.

Ma, al di là di questo, era importante andare verso una maggiore sostenibilità, fare in modo che si prendesse coscienza della posta in gioco. Da questo punto di vista, ci siamo impegnati a ridurre le nostre emissioni di gas serra firmando l’accordo di Parigi. Tutto questo va nella direzione che mi ero prefissato quando sono diventato sovrano, sapendo che la strada sarebbe stata lunga e accidentata. Non è una autostrada. Sentivo che ci sarebbe voluto del tempo. Ma anche se abbiamo già superato alcune tappe e raggiunto diversi traguardi, non siamo ancora arrivati al termine del percorso». Quali sono le sue speranze e i suoi timori in vista dei 2022?

«La speranza di tutti è che riusciremo finalmente a uscire dalla pandemia. Due anni di crisi sanitaria… Tutto il mondo spera di vederne la fine. La mia ! speranza è anche che la situazione interazionale sia più pacifica, perché è particolarmente tesa negli ultimi tempi. Il mio > rimpianto è che al recente vertice sui cambiamenti climatici di Glasgow sia stato firmato un accordo meno forte di quello che ci saremmo augurati. Spero che i Paesi che non si sono ancora impegnati, o che non hanno ancora rispettato i loro obiettivi di riduzione dei gas serra, prendano coscienza di quello che c’è in gioco e delle loro responsabilità. Mi piacerebbe dire ai monegaschi, e ai francesi che ci amano e ci supportano, che possono stare tranquilli: il Principato è un Paese stabile e prospero. Tutto qui è fatto per permettere alle persone di godere una qualità di vita abbastanza unica. Certo, negli ultimi anni è stata un po’ compromessa dai tanti cantieri aperti, che fanno polvere e rumore… Ma quando avremo finito potremo constatare che questi lavori hanno migliorato l’ambiente in cui viviamo. Cerchiamo di andare avanti per la nostra strada, di affrontare le nostre responsabilità e di essere un buon alleato interazionale che aspira alla pace, alla solidarietà e all’aiuto reciproco per un mondo migliore».



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