Denise Pipitone, sono spuntate alcune clamorose intercettazioni del fidanzato di Jessica Pulizzi



Questo articolo in breve

Anchi d’errore… ci l’ammazzasti a chidda? (Anche i per errore, l’hai uccisa quella?)”. La sconvolgente frase che avete appena letto è stata estrapolata da un’intercettazione ambientale fatta a Mazara del Vallo ed è stata pronunciata durante un dialogo tra Jessica Pulizzi e il suo ex fidanzato, Fabrizio Foggia. Era l’11 dicembre 2004 ed erano, dunque, trascorsi tre mesi dalla scomparsa di Denise Pipitone, la bimba di quattro anni di cui non si hanno più notizie dal primo settembre del 2004. In quel momento gli inquirenti tenevano sotto controllo le famiglie Corona e Pulizzi.



Jessica Pulizzi, in particolare, era stata subito sospettata per il sequestro della bambina. Lei, del resto, è la figlia di Piero Pulizzi, il papà biologico di Denise Pipitone, nata da una relazione extraconiugale con Piera Maggio. Per gli inquirenti Jessica era gelosa di quella bimba e odiava Piera Maggio per avere rovinato la sua famiglia, ecco perché poteva averle fatto del male. La giovane, come sappiamo, fu processata, ma contro di lei c’erano molti indizi e poche prove, e quindi fu assolta nei tre gradi di giudizio. Non potrà più essere processata per lo stesso reato. Tuttavia, oggi, alcune intercettazioni sono tornate a essere al centro dell’attenzione. Come quella all’inizio di questo articolo.

Leggiamola di nuovo: «Anche d’errore. ci l’ammazzasti a chidda?» (Anche per errore l’hai uccisa quella?). Jessica e Fabrizio Foggia il giorno in cui furono intercettati erano sul motorino di Jessica, dove era stata piazzata una cimice. Si stavano dirigendo in un vecchio casolare di campagna per avere un po’ di intimità. Sfortunatamente non si comprende nulla di quello che si dissero durante il tragitto, perché il rumore del motore dello scooter copriva le voci. L’unica frase che si sente chiaramente è quella che vi abbiamo fatto leggere.

La pronunciò Fabrizio Foggia una volta arrivati sul posto. Che cosa intendeva dire? A proposito di quella frase sono sempre state date spiegazioni assurde e contraddittorie. A svelare il dettaglio più inquietante di tutta questa vicenda è stato il programma condotto da Federica Sciarelli, Chi l’ha visto? A un certo punto di questa drammatica storia la parola “chidda” è diventata “gallina” Sembra incredibile ma Jessica, durante il processo, quando le furono chieste spiegazioni su quella frase pronunciata da Fabrizio Foggia, rispose che si riferiva ad alcune galline.

Nel senso che, per entrare in quel casolare, era necessario scavalcare un muretto, oltre al quale c’erano delle galline e quindi il giovane aveva inteso dire che, scavalcandolo, Jessica poteva uccidere una gallina. Insomma con quel “Chidda” per Jessica il fidanzato del tempo intendeva una gallina. Ma questa incredibile spiegazione, che venne data nel processo molti anni dopo la scomparsa di Denise, non compare nei verbali del 2006, quando Fabrizio Foggia venne interrogato sull’argomento.

Il giovane rispose: «Non ho notato galline nel posto dove siamo andati ad appartarci io e Jessica». Non solo. L’uomo durante il processo continuò a ripetere numerosi «non so» e «non ricordo» e non citò mai direttamente Piera Maggio. Nel primo interrogatorio, però, condotto dai carabinieri, parlò chiaramente dell’odio di Jessica Pulizzi nei confronti di Piera Maggio. E addirittura disse che quell’11 dicembre 2004 non ebbe alcun rapporto sessuale con Jessica perché era un po’ intimorito dai discorsi che avevano fatto. Non solo: dopo quella volta i due non si videro più. Fabrizio Foggia smise di risponderle al telefono.

Che cosa raccontò Jessica Pulizzi al nuovo fidanzatino? Come andarono veramente le cose? Basti pensare che Fabrizio Foggia tentò di far credere che la relazione con Jessica fosse finita nel 2003 e che dunque non aveva avuto con la giovane alcun rapporto nel periodo della scomparsa di Denise.

Le sue parole furono smentite proprio dall’intercettazione in moto. La storia di Denise Pipitone, a 17 anni dalla sua scomparsa, è nuovamente al centro dell’attenzione sia mediatica che della Procura, che è tornata a indagare sul caso, grazie anche alle dichiarazioni dell’allora pubblico ministero, Maria Angioni, la prima a indagare sulla scomparsa della piccina. Maria Angioni, oggi giudice del lavoro a Sassari, ha parlato dei depistaggi, delle incongruenze e delle minacce ricevute mentre indagava. E ha fatto riferimento a una famiglia «allargata», intendendo che «più persone hanno partecipato al sequestro di Denise».

A un certo punto in questa vicenda intricata c’è stata anche la presenza di un pentito. Si tratta di Giuseppe D’Assaro, ex marito della sorella di Piero Pulizzi, Rosaria Angela Pulizzi, la quale è stata destinataria di un avviso di garanzia nel 2007 e di un decreto di perquisizione. Rosaria Angela Pulizzi ai tempi fu ritenuta possibile “complice” di Jessica, sua nipote. Ma anche questa pista non portò a nulla. Comunque, la collaborazione di Giuseppe D’Assaro su questo caso è da considerarsi dubbia, perché il pentito ha più volte cambiato versione. L’uomo, infatti, fino al 2006 disse di aver visto Denise viva, a Palermo. Poi, nel marzo 2007, disse che gli fu consegnata morta, aggiungendo dettagli raccapriccianti. Si tratta di una ricostruzione parziale con pochi riscontri, tanto che non partì mai nessuna indagine per omicidio dopo il suo racconto. Giuseppe D’Assaro è ancora oggi in carcere.



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