Bufera per le parole di Enrico Ruggeri: “Il lockdown è stata l’unica dittatura che ho conosciuto”



Il cantautore milanese si esprime senza filtri sul declino della creatività musicale contemporanea e sulle limitazioni imposte durante la pandemia, paragonandole a una dittatura.



Enrico Ruggeri, in vista del suo prossimo 67° compleanno e nel contesto della recente pubblicazione del suo libro “40 vite” edito da La Nave di Teseo, offre un’intensa riflessione sulla sua vita e carriera. Attraverso il racconto dei suoi quarant’anni di produzione musicale, il cantautore milanese esprime un forte dissenso nei confronti dell’industria musicale contemporanea, sottolineando le profonde differenze rispetto ai tempi in cui ha iniziato. Ruggeri critica l’attuale predominanza della tecnologia nella produzione musicale e lamenta la mancanza di un vero processo creativo tra i giovani artisti. Al contrario, ricorda con nostalgia i tempi in cui figure come De Gregori e Battiato erano modelli di ricchezza interiore e dedizione artistica.

Ruggeri discute anche della percezione pubblica della sua musica, menzionando come, nonostante il successo di brani iconici come “Il mare d’inverno” e “Quello che le donne non dicono”, scritti rispettivamente per Loredana Bertè e Fiorella Mannoia, si senta spesso trascurato dalla stampa mainstream. A suo avviso, questo è in parte dovuto alle sue posizioni non allineate con il pensiero dominante di sinistra. Ricorda le sue esperienze giovanili di dissenso al liceo Berchet di Milano, dove si opponeva al “pensiero unico di sinistra”.

Ruggeri esprime poi le sue opinioni sulle restrizioni imposte durante il periodo del lockdown, paragonando quelle esperienze a una forma di dittatura, l’unica che afferma di aver conosciuto direttamente. Critica la severità delle misure adottate, come il Green Pass e le restrizioni alla libertà personale. Queste le sue parole: «L’unica dittatura che ho conosciuto è stata quella del lockdown, quando non si poteva uscire di casa senza Green pass e ti rincorrevano con l’elicottero se correvi in spiaggia”.

Inoltre, Ruggeri non manca di sottolineare come la sua carriera sia stata spesso ostacolata da pregiudizi ideologici. Nonostante il riconoscimento di brani che hanno segnato la storia della musica italiana, il cantautore milanese si sente spesso messo da parte dalla stampa e dalle istituzioni culturali. Questo sentimento di marginalizzazione è amplificato dalla sua percezione di un’industria musicale che, secondo lui, ha perso il contatto con la vera essenza dell’arte.

Ruggeri conclude la sua riflessione con un appello ai giovani artisti: «Non lasciatevi ingannare dalla tecnologia. La vera musica nasce dall’anima e dalla dedizione». Una dichiarazione che risuona come un monito in un’epoca dominata dalla superficialità e dall’immediatezza.

In definitiva, Enrico Ruggeri offre una visione critica ma appassionata del mondo musicale contemporaneo, invitando a riscoprire i valori autentici della creatività e dell’espressione artistica.



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