Ore 15:17 – Attacco al Treno come finisce: trama e finale



Clint Eastwood è una leggenda vivente a Hollywood: dopo una straordinaria carriera da attore, il divo californiano è diventato uno degli autori americani più importanti ed apprezzati, grazie ai 5 premi Oscar vinti (tra cui due per il Miglior Film e due per la Migliore Regia) e a pellicole indimenticabili come Gli Spietati, Gran Torino, Mystic River e Million Dollar Baby. Ogni progetto di Eastwood, anche il più controverso (come ad esempio American Sniper), è meritevole di considerazione per la capacità unica del regista di rappresentare grandi storie che mettono al centro della scena (soprattutto nei suoi ultimi film) persone comuni in grado di compiere atti eroici. Con Ore 15:17 – Attacco al Treno, nelle nostre sale dall’8 febbraio, il cineasta compie un’operazione ancora più ambiziosa: portare al cinema un caso di cronaca utilizzando come attori i veri protagonisti della vicenda. La scelta coraggiosa di Clint Eastwood di utilizzare i veri eroi di un attacco terroristico per portare autenticità e realismo nel cinema, una mossa che affascina e divide.



Il film narra la vita di Anthony Sadler, Alek Skarlatos (membro della Guardia Nazionale dell’Oregon) e Spencer Stone (membro dell’Air Force statunitense), tre giovani californiani che, durante una vacanza in Europa, si trovarono a fronteggiare un attacco terroristico sul treno Thalys diretto a Parigi il 21 agosto 2015. Grazie al loro coraggio, riuscirono a salvare oltre 500 passeggeri.

Ispirato all’autobiografia The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes, il film rappresenta un interessante esperimento. Eastwood, veterano del cinema, sa come emozionare il pubblico e, scegliendo di far interpretare ai tre protagonisti i loro ruoli reali, aggiunge un livello di autenticità che difficilmente si sarebbe ottenuto con attori professionisti. Questa scelta conferisce al film un realismo che coinvolge lo spettatore, rendendo difficile distinguere tra finzione e realtà, specialmente in scene che mescolano girato e immagini di repertorio.

Dopo American Sniper e Sully, Eastwood continua a rappresentare l’americano medio capace di diventare un eroe in situazioni straordinarie. Tuttavia, sebbene il film sia avvincente, risente di un patriottismo marcato che potrebbe risultare eccessivo.

Il film non si concentra tanto sull’attentato terroristico in sé quanto sull’immagine positiva delle forze armate americane e dei suoi membri, simile agli spot di reclutamento militare. Questo approccio è evidente nel percorso di crescita di Skarlatos e Stone, che mostrano una dedizione incrollabile nel servire il loro paese.

Sebbene Eastwood sia noto per la sua sensibilità cinematografica, in questo film emergono stereotipi e riferimenti religiosi che possono risultare fastidiosi. Questi elementi, inusuali per un autore del calibro di Eastwood, speriamo possano essere considerati come un incidente di percorso in una carriera altrimenti straordinaria.

Una riflessione sull’enfasi eroica e il patriottismo

Eastwood, pur essendo legato al Partito Repubblicano, ha sempre risposto alle accuse di faziosità con opere di grande profondità e sensibilità. Tuttavia, in Ore 15:17 – Attacco al Treno, l’eccessiva enfasi su elementi patriottici e religiosi può sorprendere e deludere. Nonostante questo, il contributo di Eastwood al cinema mondiale rimane innegabile, e ci auguriamo che i toni eccessivamente enfatici di questo film siano solo un’eccezione in una filmografia altrimenti impeccabile.

Clint Eastwood continua a essere una figura fondamentale nel panorama cinematografico mondiale, e anche se Ore 15:17 – Attacco al Treno presenta alcune criticità, resta un’opera che merita di essere vista e discussa, per il coraggio del regista nel portare storie vere e significative sul grande schermo.



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