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Israele intensifica gli attacchi in Iran: colpito l’aeroporto di Tabriz e eliminati alti ufficiali iraniani. Cresce la tensione internazionale



Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, Israele ha avviato l’operazione “Rising Lion”, intensificando i raid contro l’Iran. Tra gli obiettivi colpiti, l’aeroporto di Tabriz, nel nord-ovest del paese, è stato distrutto. Secondo quanto dichiarato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’operazione mira a neutralizzare siti nucleari iraniani e potrebbe proseguire per diversi giorni.



Fonti militari hanno confermato che l’attacco ha comportato gravi perdite per l’Iran, tra cui la morte di figure chiave come il capo delle Guardie della Rivoluzione, il comandante delle forze armate e alcuni scienziati coinvolti nel programma nucleare. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che gran parte dei vertici dell’aeronautica delle Guardie Rivoluzionarie è stata eliminata durante un incontro in un quartier generale sotterraneo.

Il leader supremo iraniano, Ali Khamenei, ha reagito con fermezza, promettendo “dure punizioni” per Israele e accusando gli Stati Uniti di complicità. Tuttavia, l’amministrazione americana, guidata da Donald Trump, ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto, pur ammettendo di essere stata informata preventivamente dei raid. Trump ha ribadito che “l’Iran non deve ottenere un’arma nucleare”.

Nel frattempo, la comunità internazionale osserva con apprensione l’escalation del conflitto. Il ministero degli Esteri russo ha condannato con forza gli attacchi israeliani, definendoli “categoricamente inaccettabili”. Questa posizione riflette il crescente timore che le tensioni tra i due paesi possano destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente.

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rassicurato sulla situazione degli italiani presenti nell’area, affermando che “è sotto controllo”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato una riunione d’emergenza con i ministri competenti e i vertici dei servizi segreti per monitorare l’evoluzione della crisi.

La distruzione dell’aeroporto di Tabriz rappresenta un colpo significativo per le infrastrutture iraniane, evidenziando la determinazione di Israele a impedire lo sviluppo del programma nucleare di Teheran. Le immagini diffuse dai media mostrano i danni estesi causati dai bombardamenti, mentre le autorità locali cercano di valutare l’entità delle perdite umane e materiali.

L’operazione “Rising Lion” è stata descritta da Netanyahu come una risposta necessaria per garantire la sicurezza di Israele. “Non possiamo permettere che l’Iran minacci la nostra esistenza con armi nucleari”, ha dichiarato il premier israeliano. Tuttavia, questa azione rischia di innescare una reazione a catena nella regione, con potenziali ripercussioni su scala globale.

Il conflitto tra Israele e Iran non è una novità, ma gli ultimi sviluppi segnano un’escalation senza precedenti. L’utilizzo massiccio di droni e attacchi mirati contro figure chiave del regime iraniano sottolinea la sofisticazione delle operazioni israeliane. D’altra parte, l’Iran ha già risposto lanciando oltre 100 droni contro obiettivi israeliani, alimentando ulteriormente le tensioni.

La situazione rimane altamente instabile, con il rischio concreto di un allargamento del conflitto ad altri paesi della regione. Le prossime ore saranno cruciali per comprendere se vi sarà spazio per una de-escalation o se il Medio Oriente si troverà sull’orlo di una nuova guerra su vasta scala.

In questo contesto, la diplomazia internazionale è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per evitare un’escalation irreversibile. Tuttavia, le posizioni divergenti tra le grandi potenze complicano ulteriormente gli sforzi per una risoluzione pacifica. La condanna russa degli attacchi israeliani e il sostegno implicito degli Stati Uniti a Tel Aviv evidenziano le profonde divisioni geopolitiche che caratterizzano questa crisi.



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