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Regala 28mila euro a una donna per favori intimi, poi cerca di recuperarli ma il giudice lo smentisce



Tra il 2020 e il 2021, un uomo e una donna si sono conosciuti casualmente e hanno avviato una relazione basata su uno scambio economico in cambio di materiale a sfondo sessuale. L’uomo, nel corso del rapporto, ha trasferito alla donna un totale di 28mila euro, ricevendo in cambio immagini erotiche, capi di biancheria intima e altri favori. Tuttavia, quando la donna ha deciso di porre fine alla relazione e trasferirsi dalla città di Como in Svizzera per motivi lavorativi, l’uomo ha intentato una causa legale contro di lei.



Secondo l’accusa presentata dall’uomo, il denaro trasferito sarebbe stato un prestito e, una volta terminata la relazione, la donna avrebbe dovuto restituirlo. Per questa ragione, si è rivolto ai giudici chiedendo un decreto ingiuntivo per ottenere la somma con gli interessi. Inizialmente, il tribunale ha emesso il decreto, invitando la donna a regolarizzare il presunto debito.

La donna, una 40enne residente a Como prima di trasferirsi in Svizzera, si è opposta al decreto ingiuntivo e ha deciso di difendersi legalmente. Con il supporto del suo avvocato, ha dimostrato che i pagamenti ricevuti dall’uomo non erano affatto prestiti, ma compensi legati a un accordo consensuale tra le due parti. La difesa ha fornito evidenze concrete, tra cui conversazioni su WhatsApp nelle quali l’uomo proponeva somme di denaro in cambio di favori di natura sessuale.

In una delle chat presentate al giudice, l’uomo aveva inviato foto di banconote promettendo 3mila euro alla donna in cambio dell’invio di immagini e capi di biancheria intima. Questi messaggi hanno giocato un ruolo chiave nel dimostrare che i trasferimenti erano stati effettuati senza alcun accordo che configurasse un prestito. Come sottolineato nella sentenza, la donna “ha dimostrato l’esistenza di un titolo alternativo al prestito, idoneo a giustificare il proprio diritto a trattenere le somme ricevute”.

Il giudice ha quindi deciso di revocare il decreto ingiuntivo emesso in precedenza e ha stabilito che l’uomo non aveva diritto a riottenere i 28mila euro. Inoltre, l’ex compagno è stato condannato a pagare 5mila euro per le spese processuali sostenute dalla donna.

Questo caso mette in evidenza l’importanza di documentare chiaramente la natura degli accordi tra le parti coinvolte. L’uomo aveva sostenuto che i soldi fossero stati prestati, ma le prove fornite dalla donna hanno dimostrato il contrario. La sentenza ha confermato che i trasferimenti di denaro erano legittimi e parte di uno scambio consensuale.

La vicenda si è conclusa con una decisione favorevole alla donna e con l’obbligo per l’uomo di coprire i costi legali. Questo episodio sottolinea anche come i tribunali possano valutare attentamente le prove per determinare la natura degli accordi tra le persone, soprattutto in casi delicati come questo che coinvolgono relazioni personali e scambi economici.



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