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Calcoli renali , a disposizione strumenti sempre più sofisticati, come un laser d’ultima generazione



I calcoli, quei fastidiosi “sassolini” che si formano nelle vie urinarie, soprattutto nei reni e nell’uretere, possono essere molto dolorosi. Oggi, però, ci sono tecnologie innovative e all’avanguardia che sono molto efficaci nel risolvere questo problema che, nel nostro Paese, come è emerso nel 33esimo Congresso di Urologia della European Association of Urology (EAU), fa registrare 100mila casi ogni anno.



Secondo le stime di Auro (Associazione Urologi Italiani), inoltre, il disturbo colpisce in misura doppia gli uomini rispetto alle donne, soprattutto dopo i 30 anni. Sebbene l’incidenza sia variabile da Paese a Paese, la calcolosi urinaria risulta essere in aumento a livello globale e riguarda in misura crescente anche i bambini.

È causa di intensi dolori

La calcolosi è dovuta a formazioni solide nell’apparato urinario, provocate dalla sovra-saturazione, ovvero da una concentrazione superiore al normale, di alcune sostanze nelle urine, in prevalenza calcio, ossalato, acido urico, struvite e cistina. Le cause possono essere di varia natura: dalla predisposizione genetica a una dieta poco equilibrata e povera di liquidi, dall’obesità fino ad alcune infezioni.

La malattia si manifesta attraverso coliche renali, caratterizzate da dolori acuti nella zona lombare che si irradiano lungo il decorso dell’uretere in fossa iliaca e regione inguinale. Dopo un episodio del genere, è sempre opportuno rivolgersi all’urologo, che può procedere a emettere una diagnosi con un’ecografia o attraverso una Tac nei casi dubbi o per capire come procedere chirurgicamente, laddove necessario.

Vari i trattamenti a disposizione

Oggi il trattamento della calcolosi, sia dell’uretere sia renale, avviene in tempi ridotti e con maggiore sicurezza e semplicità del trattamento grazie ai progressi scientifici e tecnologici, come spiega il dottor Giovanni Saredi, responsabile dell’Unità complessa di Urologia Asst – Sette Laghi di Varese: «La valutazione avviene caso per caso. Se ci sono calcoli nel rene di piccole dimensioni circa 5 millimetri – possono essere eliminati da soli. Per calcoli di un centimetro, invece, si procede con onde d’urto esterne. La tecnica si chiama litotrissia extracorporea a onde d’urto (in sigla Eswl), non richiede anestesia e l’intervento dura 45-60 minuti. Se invece i calcoli sono di dimensioni superiori ai 2-2,5 centimetri si interviene generalmente con la litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda (Rirs), con endoscopi flessibili di ultima generazione. Attraverso l’uretra si raggiunge, con l’uretero renoscopio flessibile, la vescica, dove si individua lo sbocco dell’uretere attraverso il quale si arriva al rene. Si esplorano le cavità renali fino a localizzare il calcolo, che viene polverizzato con l’utilizzo di una fibra laser. Eventuali frammenti residui saranno asportati con cestelli, mentre i più piccoli verranno espulsi spontaneamente». La procedura, che non lascia cicatrici, prevede anestesia generale e la degenza dura una notte. Per i calcoli superiori a 2,5 centimetri di diametro, invece, il trattamento di prima scelta è la litotrissia percutanea.

Attraverso un piccolo tubicino denominato “camicia”, del diametro inferiore a un centimetro, si introduce uno strumento ottico (nefroscopio) all’interno del quale viene introdotta una sonda a ultrasuoni o laser, in grado di frantumare il calcolo in pezzettini che vengono poi aspirati e/o rimossi con pinza. Anche questo intervento si effettua in anestesia generale e prevede una degenza che varia da 1 a 3 notti.



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