Napoli, la tragedia di Checco assassinato a 18 anni davanti ai compagni: “Era un giovane modello, desiderava inaugurare una rosticceria”



Francesco Pio Maimone, detto Checco, aveva solo 18 anni. Una vita spezzata senza motivo, forse per uno sguardo sbagliato, una lite o una vendetta personale. Ma Checco, come lo chiamano tutti a Pianura, era “Un ragazzo per bene che stava imparando a fare il pizzaiolo e voleva aprire una rosticceria con la sorella”.



Queste sono le parole piene di dolore di Monica d’Angelo, la sua ‘seconda mamma’ e seconda moglie del padre Antonio Maimone (la madre biologica di Francesco è Concetta D’Angelo).

Continua a parlare del ragazzo: “Siamo sconvolti, Checco era un bravissimo ragazzo. Aveva finito di lavorare in pizzeria ed era uscito con gli amici. Stava mangiando delle noccioline quando ha sentito gli spari. Un proiettile lo ha colpito al petto ed è morto. Lui non aveva nulla a che fare con la faida di Pianura. Era un grande lavoratore, voleva aprire una rosticceria a Cappella Cangiani. Non ci sono stati litigi”.

L’ultima tragica notte di Checco Si apprende che era in compagnia degli amici in uno chalet di Mergellina, quando è stato colpito al petto da un colpo di pistola davanti ai suoi amici. Inutile il trasporto all’ospedale Pellegrini, il ragazzo non ce l’ha fatta.

Chi era Checco Tutti lo descrivono come un bravissimo ragazzo che faceva consegne di pizze a domicilio, lavorava in una paninoteca e cercava di risparmiare per aprire una rosticceria tutta sua. Non aveva precedenti penali. Viveva a Pianura, in via Escrivà, nella zona conosciuta come “Case gialle”.

Gli investigatori che indagano sull’accaduto affermano che Checco era estraneo a contesti criminali. Non escludono che il ragazzo sia stato vittima di un errore o che il vero bersaglio dei killer fosse un amico o un conoscente.

La pista privata Al momento non si esclude nulla, l’altra pista che si sta seguendo è quella della vendetta personale. Forse uno sguardo sbagliato o una rissa tra coetanei. Ma ciò che colpisce di più e attira l’attenzione degli inquirenti è che la zona dell’agguato è la stessa dove si sono verificati altri episodi criminali recenti. La scorsa settimana, nella notte tra sabato e domenica, vittima di un raid fu Antonio Gaetano, 19enne di Pianura, ritenuto dagli investigatori a capo del clan Esposito-Marsicano. Il giovane è tuttora in gravi condizioni.

Checco ucciso a Napoli – Manfredi: “Maggiore presidio in città” A Napoli “c’è la necessità di avere maggiore presidio, soprattutto notturno, in zone molto vive”. Lo ha dichiarato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, commentando l’ennesimo episododio di sangue in città.

“Ho sollecitato sia il prefetto che il questore – aggiunge il primo cittadino -. Ora dobbiamo capire la natura di questo episodio, se legato alla criminalità organizzata o a una lite, ma è necessario un presidio forte. Continuerò a sollecitare, anche con il ministro degli Interni, un sempre più forte impegno sulla città”.

Nappi: “Inaccettabile che napoletani siano ostaggio di camorristi e baby gang”
“È inaccettabile che i napoletani abbiano paura a scendere di casa per colpa di camorristi e baby gang. È necessario proseguire il percorso avviato dal Governo di centrodestra, intensificando anche a livello locale la presenza di forze dell’ordine e i controlli per recuperare la vivibilità e la sicurezza in territori che anni e anni di sinistra hanno ridotto a terre di nessuno”.

La comunità di Napoli è scossa da questo tragico episodio e si unisce nel dolore per la perdita di Checco, un ragazzo per bene la cui vita è stata interrotta senza motivo. La città chiede maggiore sicurezza e presidio delle forze dell’ordine, affinché tragedie come queste non si ripetano e i cittadini possano vivere in pace e tranquillità.



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