Gandhi com’è morto? Il 30 gennaio 1948 l’omicidio del leader indiano



Il 30 gennaio 1948 segnò la fine di un’era quando Mohandas Karamchand Gandhi, noto come Mahatma Gandhi, fu assassinato a Nuova Delhi da Nathuram Vinayak Godse, un fanatico indù. Conosciuto per il suo impegno nella lotta per l’indipendenza indiana, Gandhi fu colpito mortalmente durante un incontro di preghiera.



Il killer, armato di una Beretta M34, sparò tre colpi mentre Gandhi aveva le mani giunte in preghiera. Godse fu catturato e successivamente condannato a morte nel novembre 1948, con l’esecuzione avvenuta la settimana successiva. L’assassinio di Gandhi avvenne sei mesi dopo che l’India ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra il 15 agosto 1947.

La libertà tanto agognata da Gandhi portò, tuttavia, a tensioni tra le comunità indù e musulmane. Il leader della non-violenza, soprannominato “Mahatma” (grande anima), fu il principale promotore del movimento di resistenza non violenta e svolse un ruolo chiave nei negoziati per l’indipendenza.

La vita di Gandhi fu segnata da esperienze transformative, dall’attivismo contro i matrimoni combinati tra bambini all’esperienza in Sudafrica, dove affrontò discriminazioni razziali. Dopo aver studiato Giurisprudenza, Gandhi lanciò ufficialmente la sua lotta non violenta nel 1906, rifiutando la collaborazione col governo britannico.

Nel 1919, diventò il leader del movimento di resistenza contro l’oppressione britannica. Incarcerato diverse volte e protagonista di scioperi della fame, Gandhi contribuì attivamente ai negoziati per l’indipendenza. La sua morte, avvenuta durante un atto di preghiera, fu un duro colpo per il mondo, ma il suo lascito di non-violenza e lotta per la giustizia continua a ispirare.



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