Giada Zanola gettata giù dal ponte. Il figlio di 3 anni, i cani, le moto: «Era piena di vitalità, avrebbe dovuto chiedere aiuto»



Giada Zanola, madre trentquattrenne, è stata gettata dal cavalcavia di Vigonza dal compagno Andrea Favero. La sua vita, apparentemente normale, nascondeva un dramma profondo.



Giada Zanola, descritta dai vicini come una “ragazza piena di vita”, è la 34enne tragicamente scomparsa dopo essere stata buttata giù da un cavalcavia dal compagno Andrea Favero. Sulla sua pagina Facebook, che ora rimane come un triste ricordo, ci sono numerosi scatti che la mostrano sorridente, mentre gioca a fare la modella, e racconta le sue giornate. Tuttavia, queste immagini di vita quotidiana nascondevano un dramma silenzioso.

Chi era Giada Zanola

Sfogliando il suo profilo Facebook, emerge una persona con molte passioni: la moda, i tatuaggi, i piercing, le moto e le auto sportive. Spesso si faceva fotografare accanto a camion con rimorchio, una passione condivisa con il compagno camionista, Andrea Favero. Vivevano insieme in una casa a Vigonza, insieme al loro figlio di tre anni.

La coppia era ben conosciuta nel quartiere, come riportato da Il Gazzettino. Bertilla Ranzato, una vicina di lunga data, ricorda Giada con affetto: “Ho preso un mazzo di margherite bianche per adagiarle sul cavalcavia. Non ho trovato le calle, i suoi fiori preferiti. Non eravamo grandi amiche, ma avevamo un ottimo rapporto di vicinato. La vedevo spesso giocare in cortile con suo figlio e i suoi due cani. Sembrava davvero una ragazza piena di vita.”

Ranzato riflette sulla tragedia: “A volte basterebbe chiedere aiuto, magari anche ai vicini di casa.” Alla domanda del giornalista se avesse sospettato un omicidio al posto del presunto suicidio, la vicina esita: “Non so rispondere. O forse non voglio. Devo ammetterlo, il pensiero è andato lì.”

Il Corriere della Sera riporta testimonianze simili dai vicini di casa, che descrivono Giada come una persona attenta e rispettosa. Tuttavia, il rapporto con Favero era deteriorato e spesso sfociava in litigi violenti. Giada aveva confidato di essere stata “afferrata per il collo” durante una lite il 27 maggio, solo un giorno prima della sua morte. Aveva mostrato a un’amica delle foto delle ecchimosi sul corpo, confessando di “aver paura.”

La vicenda di Giada Zanola è un doloroso promemoria della necessità di sensibilizzare e agire contro la violenza domestica. La sua storia, purtroppo, è una tra le tante che evidenziano il bisogno di maggiore protezione e supporto per le vittime.



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