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Il generale Roberto Vannacci, in pensione a 56 anni con 44 anni di contributi grazie alle maggiorazioni previste per chi ha servito nei corpi speciali



Il generale Roberto Vannacci, attualmente 56enne, è andato in pensione lo scorso febbraio, dopo una lunga carriera nell’Esercito Italiano. La sua situazione pensionistica ha attirato l’attenzione per via dell’età relativamente giovane e del numero di anni di contributi dichiarati: ben 44. Secondo quanto riportato, il generale ha potuto beneficiare delle “maggiorazioni contributive” previste per chi ha prestato servizio in unità speciali, come la Brigata Folgore e il Reggimento Col Moschin, realtà nelle quali ha operato nel corso della sua carriera.



Questo meccanismo consente di accumulare contributi in maniera accelerata rispetto al normale, permettendo così un accesso anticipato al trattamento pensionistico. Nel caso di Vannacci, ogni anno di servizio nei corpi speciali è stato calcolato come 1,2 anni di contributi effettivi, una condizione che gli ha permesso di raggiungere i 44 anni di contribuzione nonostante si sia arruolato all’età di 17 anni.

Secondo quanto stimato dal “Fatto Quotidiano”, l’assegno pensionistico percepito dall’ex generale ammonterebbe a circa 5.000 euro netti mensili, una cifra in linea con quella spettante a un generale di divisione. Tuttavia, questa somma non rappresenta l’unica entrata economica per Vannacci, che attualmente occupa anche il ruolo di europarlamentare, carica che gli garantisce un’indennità mensile netta di circa 8.000 euro. Una volta concluso il mandato al Parlamento Europeo, potrà inoltre beneficiare del vitalizio previsto per i parlamentari europei, calcolato al 3,5% dell’indennità per ogni anno di servizio.

L’argomento è stato sollevato dal “Fatto Quotidiano”, che ha definito quella di Vannacci una sorta di “baby pensione”. Alla domanda su come avesse potuto ritirarsi così presto rispetto alla media dei suoi colleghi militari, l’ex ufficiale ha risposto con fermezza: “Tutto alla luce del sole, ho pagato 44 anni di contributi. Quanti vanno in pensione con 44 anni di contributi? Ho maturato il diritto, lo prevede la normativa”. Ha poi aggiunto: “Non capisco perché vi fate gli affari miei”, mostrando un certo fastidio per l’attenzione mediatica ricevuta.

Le maggiorazioni contributive rappresentano uno strumento previsto dalla normativa italiana per alcune categorie professionali considerate particolarmente gravose o rischiose. Il servizio nei corpi speciali delle Forze Armate rientra tra queste categorie, riconoscendo a chi ha svolto tali incarichi un coefficiente maggiorativo che consente di accumulare più rapidamente i requisiti contributivi necessari per andare in pensione. Questo sistema, sebbene legittimo e regolamentato, non manca di suscitare dibattiti sull’equità del trattamento rispetto ad altre categorie lavorative.

Oltre alla pensione e allo stipendio da europarlamentare, Vannacci ha dichiarato che il suo futuro professionale avrebbe potuto prendere strade diverse se non fosse stato eletto a Bruxelles: “Chi l’ha detto? Magari sarei andato a fare il responsabile di una società di sicurezza in Nigeria, in Iraq o altrove. Sono ingegnere e ho altre tre lauree, un curriculum come il mio non ce l’ha nessun politico e io dovevo stare là a fare scartoffie”. Con queste parole, il generale ha sottolineato le sue competenze e la sua disponibilità a intraprendere altre attività lavorative.

Il caso di Roberto Vannacci non è isolato nel panorama italiano. La possibilità di andare in pensione anticipata grazie a particolari condizioni lavorative o normative è una realtà prevista dal sistema previdenziale italiano, ma spesso oggetto di critiche e polemiche. In un contesto in cui l’età pensionabile tende ad aumentare per la maggior parte dei lavoratori, situazioni come questa possono generare discussioni sull’equità e sulla sostenibilità del sistema pensionistico.

L’attenzione mediatica sul caso del generale si inserisce in un dibattito più ampio riguardante le pensioni in Italia e le disparità tra diverse categorie professionali. Il tema è particolarmente rilevante in un periodo storico in cui il sistema previdenziale è sottoposto a crescenti pressioni economiche e demografiche.

Nonostante le polemiche, Vannacci ha ribadito la piena legittimità della sua posizione: “Non sono l’unico europarlamentare che prende la pensione”. Una dichiarazione che evidenzia come situazioni simili siano comuni anche ad altri rappresentanti istituzionali.



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