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L’ultima cena e poi le coltellate nel sonno: così è stata uccisa Stefania Camboni



Nella notte tra il 14 e il 15 maggio 2025, a Fregene, nel comune di Fiumicino, si è consumato un drammatico omicidio. Stefania Camboni, residente in una villetta di via Agropoli, è stata trovata morta dal figlio al suo rientro a casa. Le indagini hanno portato all’arresto della nuora, Giada Crescenzi, accusata di aver ucciso la donna approfittando dell’assenza del compagno, impegnato nel turno di lavoro notturno.



Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Ostia, la trentenne avrebbe colpito la suocera mentre questa dormiva, utilizzando un coltello. Il movente e i dettagli del gesto sono ancora al vaglio degli inquirenti, ma emergono elementi che tracciano un quadro complesso e premeditato. La donna è attualmente detenuta nel carcere di Civitavecchia con l’accusa di omicidio aggravato.

La tragica scoperta è avvenuta nella mattinata del 15 maggio, quando il figlio di Stefania Camboni è rientrato a casa dopo il turno di lavoro. Notando la porta d’ingresso aperta e la casa in disordine, ha immediatamente cercato la compagna per capire cosa fosse successo. Insieme hanno controllato le stanze della villetta, fino a quando non hanno trovato il corpo senza vita della donna nella sua camera da letto, nascosto sotto alcuni cuscini.

Preoccupati e scossi, i due si sono recati alla caserma dei carabinieri di Fregene per denunciare l’accaduto. Nel frattempo, all’esterno dell’abitazione, gli investigatori hanno rinvenuto l’auto di Stefania Camboni, abbandonata contro una recinzione con il finestrino del conducente abbassato. Poco distante, è stato trovato anche il portafoglio della vittima. Inizialmente, la scena sembrava suggerire una rapina finita male, ma i carabinieri hanno presto escluso questa ipotesi, ritenendo che si trattasse di un tentativo di depistaggio.

Le indagini si sono concentrate sulla coppia di fidanzati che viveva con la vittima. Durante gli interrogatori sono emerse contraddizioni significative nelle loro dichiarazioni, soprattutto riguardo alla reazione alla vista del cadavere e alla presenza di tracce ematiche in casa. Gli investigatori hanno inoltre analizzato i telefoni cellulari dei due, scoprendo ricerche compromettenti effettuate da Giada Crescenzi.

Tra le ricerche effettuate dalla donna su Google, spiccano quelle su come eliminare tracce di sangue da un materasso e su metodi per avvelenare una persona. Queste informazioni si sono rivelate cruciali per gli inquirenti, soprattutto alla luce del fatto che il materasso della vittima presentava una grande macchia di sangue nascosta da un copriletto.

Nonostante i rapporti familiari fossero descritti come “non particolarmente buoni ma senza litigi”, secondo quanto dichiarato da conoscenti e vicini intervistati dagli investigatori, sembra che vi fossero tensioni latenti tra Stefania Camboni e la nuora. La dinamica esatta dell’omicidio e il movente restano oggetto di approfondimento, ma gli elementi raccolti fino a ora sembrano confermare l’ipotesi che Giada Crescenzi abbia agito da sola.

La villetta di via Agropoli, teatro del crimine, è stata sottoposta a rilievi approfonditi da parte delle forze dell’ordine. Tracce di sangue non visibili a occhio nudo sono state rilevate in più punti della casa, fornendo ulteriori indizi utili alle indagini.

Il caso ha scosso profondamente la comunità di Fregene, dove la famiglia era conosciuta. Gli investigatori continuano a lavorare per chiarire ogni aspetto della vicenda e fare piena luce sulle motivazioni che hanno portato alla morte di Stefania Camboni.



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