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Muore a Comacchio dopo aver cercato un ospedale su internet: era chiuso, inutili i soccorsi



Un uomo di Milano, 56 anni, è deceduto durante una vacanza a Comacchio, in provincia di Ferrara. Il turista, che si trovava nella località balneare, ha iniziato a manifestare dolori al petto nella mattinata di domenica 27 luglio. Preoccupato per il suo stato di salute, ha cercato su Internet il presidio sanitario più vicino e si è recato autonomamente presso il San Camillo di Comacchio, accompagnato da un vicino di casa. Tuttavia, una volta giunto sul posto, ha scoperto che la struttura non era dotata di un reparto di emergenza, chiuso ormai da oltre dieci anni.



L’uomo è stato colpito da una grave crisi cardiorespiratoria poco dopo il suo arrivo al San Camillo. Gli operatori del 118, prontamente allertati, sono intervenuti per prestare i soccorsi e tentare le manovre di rianimazione. Nonostante gli sforzi del personale medico, il paziente è deceduto prima che potesse essere trasferito in un ospedale attrezzato per gestire emergenze di tale gravità.

Secondo quanto dichiarato dalla struttura sanitaria, il San Camillo è attualmente operativo solo per trattare casi di lieve entità e non dispone di un reparto dedicato alle emergenze. In una nota, l’ospedale ha spiegato che “l’uomo era arrivato autonomamente con una grave crisi cardiorespiratoria in corso”. Il personale ha inoltre sottolineato che, nonostante l’intervento tempestivo dei soccorritori, “la situazione del paziente era troppo grave e il suo cuore non si è mai ripreso”.

L’accaduto ha sollevato interrogativi sulla gestione delle emergenze sanitarie nella zona e sull’importanza di una corretta informazione riguardo alla disponibilità dei servizi ospedalieri. La Ausl (Azienda Unità Sanitaria Locale) ha colto l’occasione per ribadire alcune raccomandazioni fondamentali in caso di emergenza medica. In un comunicato ufficiale, ha sottolineato che “l’infarto e l’arresto cardiaco sono patologie tempo-dipendenti per cui l’intervento rapido migliora le possibilità di sopravvivenza e riduzione delle complicanze”. L’azienda sanitaria ha inoltre invitato i cittadini a contattare immediatamente il 118 nei casi di emergenza, evitando di recarsi autonomamente presso strutture ospedaliere senza prima verificare la loro effettiva capacità di gestione delle urgenze.

La tragedia ha messo in evidenza un problema strutturale che affligge molte località italiane: la mancanza di presidi sanitari adeguati per rispondere tempestivamente alle emergenze. Sebbene Comacchio sia una meta turistica molto frequentata, soprattutto durante la stagione estiva, il San Camillo non dispone più di un reparto di emergenza dal 2013. Questo dettaglio può sfuggire a chi non conosce la zona o si affida esclusivamente alle informazioni reperite online.

La vicenda del turista milanese sottolinea l’importanza di sensibilizzare la popolazione sull’utilizzo corretto dei servizi sanitari e sulla necessità di chiamare i numeri d’emergenza in situazioni critiche. Gli esperti ricordano che tentare di raggiungere autonomamente un ospedale può comportare ritardi fatali nel trattamento medico, soprattutto in caso di condizioni tempo-dipendenti come l’infarto o l’arresto cardiaco.

Il caso ha suscitato reazioni anche tra i residenti e i turisti della zona, che hanno espresso preoccupazione per la carenza di strutture sanitarie adeguate nelle vicinanze. Alcuni hanno sollevato la questione della necessità di riaprire il reparto d’emergenza del San Camillo o di potenziare i servizi sanitari locali per garantire una migliore copertura durante i periodi di maggiore afflusso turistico.

La morte del 56enne milanese rappresenta un tragico monito sulla fragilità del sistema sanitario in alcune aree e sull’importanza di agire rapidamente in caso di emergenze mediche. Mentre la comunità locale riflette sulle possibili soluzioni per evitare che episodi simili si ripetano, la Ausl continua a promuovere campagne informative per educare cittadini e turisti alla gestione delle situazioni critiche.



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